Non c'è traccia di Mia Kata Chicllo Alvarez all'interno dell'ex Astor di Firenze. È quanto avrebbero concluso i "Cacciatori di Calabria", un'unità speciale dell'Arma dei Carabinieri addestrata per operare in contesti di sequestri di persona e di lotta alla criminalità organizzata, al termine delle attività di ricerche nei locali dell'albergo da cui, lo scorso 10 giugno, è scomparsa la bimba peruviana di cinque anni. Circostanza che, al netto delle altre piste investigative, rafforza l'ipotesi del rapimento a scopo di estorsione. Anche se, come conferma l'edizione fiorentina de quotidiano La Repubblica, sinora non sono state avanzate richieste di riscatto ai familiari della piccina.
L'ispezione dei Cacciatori
Il sopralluogo nelle stanze dell'ex Astor ha dato esito negativo. I carabinieri del comando provinciale di Firenze, coadiuvati dai colleghi dello squadrone eliportato "Cacciatori di Calabria", hanno ispezionato in un lungo e largo la struttura di via Maragliano. Sono state controllate tutte le intercapedini dell'ex albergo, con apparecchi ad alta tecnologia, al fine di individuare ulteriori tracce della piccola. In questi quattro mesi di ricerche non era stato escluso, seppur in ultima istanza, che Kata fosse rimasta all'interno dell'hotel. Ipotesi che, all'esito della maxi-ispezione, può essere ragionevolmente esclusa.
Il rebus sulla via di fuga dei rapitori
Uno dei nodi principali per chi indaga resta la scarsità di informazioni relative alla via di fuga usata dai rapitori per portare la bambina all'esterno dell'hotel. Per questo motivo, nelle scorse settimane, erano stati sequestrati due trolley e un borsone a tre occupanti della struttura - due cugine peruviane e un cittadino romeno - finiti nel registro degli indagati, con anche lo zio materno e quello paterno della piccina. Ma gli accertamenti scientifici sulle valigie, eseguiti dal genetista Ugo Ricci, non hanno trovato nessun riscontro.
Le ipotesi
Sulla scorta delle risultanze investigative si rafforza l'ipotesi del rapimento a scopo di estorsione legata alla conflittualità tra bande rivali all'interno dell'ex albergo. Dinamiche riconducibili al presunto racket degli affitti tra clan peruviani e che potrebbero aver innescato la drammatica ritorsione. Un'altra pista plausibile, si legge ancora sulle pagine di Repubblica, è quella dello scambio di persona.
Intanto i pubblici ministeri Christine Von Borries e Giuseppe Ledda hanno chiesto di sentire, tramite una richiesta di rogatoria alle autorità peruviane, quattordici persone. Tra loro vi sarebbe anche uno dei fratelli della papà della bimba. Nel corso in una telefonata da un carcere di Lima, l'uomo aveva detto che Kata si trovava in Perù. Un'altra circostanza da verificare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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