A luglio 2023 esce il libro "Il Principe - La vera storia di Vittorio Emanuele". L’ha scritto Birgit Hamer, sorella del defunto Dirk Hamer, morto 4 mesi dopo essere stato colpito da un proiettile durante una rissa in cui fu coinvolto Vittorio Emanuele di Savoia. La prefazione è di Beatrice Borromeo Casiraghi, che ha curato la regia di una miniserie su Netflix, dedicata appunto alla vicenda umana e giudiziaria legata al fatto di cronaca. E nel trailer la voce di Vittorio Emanuele esordisce così: “Qualcuno ha sparato con la pistola a quel povero ragazzo. Non è stato il mio fucile”.
L’omicidio
Classe 1937, Vittorio Emanuele di Savoia è il figlio dell’ultimo re d’Italia, Umberto II. È sicuramente un personaggio che, suo malgrado, polarizza l’opinione pubblica. Suo malgrado per una serie di motivi: era un bambino quando la Seconda Guerra Mondiale finì, quando l’Italia scelse la Repubblica e l’esilio dei maschi Savoia, poi riammessi nel Belpaese nel 2002. Fra le polemiche, anche successive.
Perché è inevitabile per i Savoia: soprattutto quando una parte del Paese incolpa ancora il casato, a torto, per l’annessione al Piemonte del 1861 che portò all’Unità d’Italia. 1861, un’epoca lontana, in cui Vittorio Emanuele era ben lontano da essere perfino nei progetti dei suoi avi.
Ora, la vicenda della morte di Dirk Hamer sembra essere qualcosa che confonde storia e cronaca, troppo recente per essere cristallizzata e assimilata completamente senza generare reazioni. Cosa accadde? Il 18 agosto 1978 Vittorio Emanuele si trovava al largo dell’Isola di Cavallo, in Corsica, con il suo yacht. C’erano due altre imbarcazioni: il Coke di Nicky Pende, ex marito di Stefania Sandrelli, e il Mapagia, in cui soggiornavano alcuni turisti tedeschi.
A un certo punto gli ospiti di Pende avrebbero preso il gommone Zodiac di Emanuele Filiberto, figlio del “Principe”, per raggiungere il porticciolo: Vittorio Emanuele imbracciò la sua carabina e venne coinvolto in una rissa con lo stesso Pende. Partirono due colpi: secondo le accuse, uno di essi sarebbe penetrato nella carlinga della barca dei turisti tedeschi, colpendo così Dirk Hamer, 19enne figlio del medico Ryke Geerd Hamer. Il teenager tedesco dormiva nella stiva. Il proiettile gli recise l’arteria femorale, terminando il suo viaggio nel coccige.
Il giovane Hamer morì così il 7 dicembre 1978: l’avvenimento, come si può comprendere, gettò i suoi cari nella più nera disperazione e portò a un processo. Nel 2011 Pende dichiarò: “Ebbi costantemente l’impressione di un processo taroccato”. Pende infatti, in un’intervista al Fatto Quotidiano, raccontò le sue impressioni sulla rissa e sul processo, spiegando tra l’altro di aver visto, successivamente al ferimento, Dirk Hamer barcollare in piedi sull’imbarcazione e che a suo avviso la morte sarebbe stata legata ai ritardi nei soccorsi, perché “qualcuno, per vigliaccheria, ha fatto finta che non era successo nulla”.
Il corso della giustizia
Il caso fu posto nelle mani della giustizia francese, poiché il fatto avvenne in Corsica. La difesa sostenne che a essere armato, in quella circostanza, non era il solo Vittorio Emanuele, ma ci sarebbero state delle altre persone, poi scappate, che avrebbero sparato nel corso della lite. Dalla propria l’accusa aveva un fatto: il calibro e il rivestimento del proiettile che aveva colpito Hamer non sarebbe stato lo stesso dei proiettili della carabina di Vittorio Emanuele.
Quest’ultimo fu quindi prosciolto dalle accuse di omicidio nel 1991, ma fu condannato a 6 mesi con la condizionale per porto abusivo di arma da fuoco al di fuori della propria abitazione. Vittorio Emanuele avrebbe raccontato successivamente a Repubblica: “Quell'incidente mi ha rovinato la vita e distrutto al reputazione. La gente mi giudicò senza attendere la sentenza”. La vicenda, infatti, non finì qui e non solo perché le riviste di gossip rievocarono la vicenda per decenni.
Il 21 giugno 2006, Vittorio Emanuele era in custodia nel carcere di Potenza per un’altra vicenda giudiziaria - il pm John Woodcock stava indagando su un presunto giro di escort, tangenti e gioco d’azzardo, come riporta Repubblica - e il “Principe” venne intercettato e ripreso con una telecamera nascosta, mentre parlava con un altro detenuto: “Anche se io avevo torto... torto... nel processo devo dire che li ho fregati... eccezionale, poi ha... venti testimoni e si sono affacciate tante di quelle personalità pubbliche. Il Procuratore aveva chiesto 5 anni e 6 mesi. Ero sicuro di vincere”. Con questa intercettazione fu motivato dal gip Rocco Pavese il rigetto della revoca per il divieto di espatrio, anche se secondo la difesa l’intercettazione sarebbe stata manipolata con alcune omissioni. L'opinione pubblica si trovò comunque a chiedersi: quelle parole, sempre che non siano state manipolate come la difesa affermava, erano reali o frutto di un contesto come quello carcerario?
A febbraio 2011, come riporta il Fatto Quotidiano, Vittorio Emanuele parlò in prima persona di quelle intercettazioni: “Queste notizie sono talvolta manipolate o non sono vere. Ma ora è il momento di parlare, di far emergere la verità. Due tribunali francesi si sono pronunciati prosciogliendomi da ogni responsabilità. Lo hanno fatto perché ci sono prove chiare. La pallottola che ha colpito il ragazzo non poteva essere del mio fucile. Qualcuno ha sparato con una pistola a quel povero ragazzo, ecco la verità”. Birgit Hamer, che aveva abbandonato la carriera di modella per provare a trovare giustizia per il fratello, disse invece: “Guardare quel video è orrendo, ma dà anche un grandissimo sollievo. Ora quel signore non potrà mai più sostenere che non ha sparato a mio fratello: ho vinto la mia battaglia, anzi quella di Dirk”.
Ne seguì poi una lunga battaglia in Italia di Vittorio Emanuele sul diritto all’oblio, in cui fu condannato a 2 anni con la condizionale per calunnia ai danni della sorella dello scomparso. La giustizia italiana affermò che “si deve confrontare col diritto della collettività ad essere informata ed aggiornata sui fatti da cui dipende la formazione dei propri convincimenti, anche quando ne derivi discredito alla persona titolare di quel diritto, sicché non può dolersi Savoia della riesumazione di un fatto certamente idoneo alla formazione della pubblica opinione”.
In un’altra causa intentata da Vittorio Emanuele per diffamazione a mezzo stampa, la Cassazione nel 2017 d’altra parte aveva affermato che “gli elementi indiziari utilizzati nella sentenza dell'appello (gli accertamenti svolti dalla gendarmeria francese, la soluzione data al caso dalla Corte parigina e le intercettazioni effettuate nel carcere di Potenza) costituiscono, effettivamente, un compendio indiziario più che sufficiente a suffragare l'opinione che Savoia sia stato assolto dal reato di omicidio volontario, ma non che sia stata esclusa ogni sua responsabilità nel tragico evento di cui egli porta, invece, un carico di responsabilità”.
Le teorie mediche del padre della vittima
Dopo la morte del figlio Dirk, il medico Ryke Geerd Hamer elaborò nel 1981 una teoria medica molto controversa, secondo la quale le malattie sono causate da traumi e conflitti irrisolti: lo stesso medico fu affetto da carcinoma a un testicolo, che avrebbe collegata alla perdita del figlio e alla vicenda giudiziaria che ne seguì. Anche la moglie ebbe il cancro: morì di arresto cardiaco 7 anni dopo il figlio.
Le affermazioni di Hamer, talvolta accusate anche di antisemitismo, vennero confutate dalla medicina ufficiale, anche se alcune persone e organizzazioni nel mondo continuano a seguirle.
Secondo la sua teoria, chiamata Nuova Medicina Germanica, i tumori si originerebbero appunto da conflitti irrisolti, le metastasi non esisterebbero, virus e batteri aiuterebbero a guarire, i traumi si potrebbero visualizzare anche attraverso una Tac, mentre il diabete nelle donne sarebbe causato da un conflitto di natura sessuale. Diversi tribunali di diversi Paesi si sono pronunciati su singoli casi in cui pazienti che avevano abbracciato le teorie di Hamer morirono, dopo aver abbandonato i percorsi della medicina ufficiale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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