Omicidio Primavalle, chiesta la perizia psichiatrica per il 17enne imputato

Nella prima udienza del processo sul delitto di Primavalle è stata disposta la perizia psichiatrica nei confronti del coetaneo reo confesso dell'omicidio

Omicidio Primavalle, chiesta la perizia psichiatrica per il 17enne imputato
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Fu uno dei fatti di cronaca più cruenti del 2023, ed ora, a distanza di 8 mesi, il tribunale per i Minorenni di Roma ha disposto la perizia psichiatrica nei confronti del 17enne che il 28 giugno del 2023 uccise la coetanea Michelle Maria Causo. Il collegio di magistrati ha nominato lo psichiatra, professor Stefano Ferracuti, che dovrà redigere una perizia per verificare se l’imputato, al momento del delitto, fosse o meno sotto effetto di sostanze stupefacenti e quindi semi infermo di mente.

Le parole degli avvocati e dei genitori di Michelle

Il 17enne, reo confesso, sarà giudicato con rito abbreviato, è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, occultamento e vilipendio di cadavere. La procura aveva espresso parere contrario alla richiesta della perizia arrivata dalla difesa, ma alla fine è stata comunque disposta. La prossima udienza è prevista per per il 28 febbraio quando il tribunale conferirà l’incarico al perito Ferracuti. In aula erano presenti il Il padre e la madre della ragazza barbaramente uccisa, assistiti dagli dagli avvocati Antonio Nebulosi e Claudia di Brigida che dopo la richiesta della perizia hanno detto: "Il Pubblico ministero si è opposto ma il tribunale ha comunque deciso per la consulenza - hanno detto gli avvocati -. Il ragazzo è già stato sottoposto a una serie di accertamenti, da parte degli assistenti sociali del carcere, e in nessun caso è stato riscontrato un elemento patologico sulla deminutio in termini di capacità di rappresentazione. Siamo assolutamente sereni sullo svolgimento della perizia".

All'uscita dall'udienza anche Daniela Bertoneri e Gianluca Causo, rispettivamente madre e padre di Michelle hanno lasciato alcune dichiarazioni alla stampa "L’assassino di Michelle non ha alzato mai lo sguardo verso di noi. Non ha avuto nemmeno il coraggio di farsi vedere. Si nascondeva dietro gli agenti della Penitenziaria che lo accompagnavano. Era ben vestito e curato. È stato un duro colpo per noi, vedere colui che ci ha portato via per sempre nostra figlia In aula ha tenuto sempre lo sguardo basso, non ha detto nulla, neanche una parola per chiedere perdono”. Sulla richiesta della perizia psichiatrica i genitori della ragazza sono stati lapidari: "Vuole la perizia psichiatrica perchè non vuole prendersi le sue responsabilità". Il 17enne è stato poi riportato in un penitenziario minorile del nord Italia e nella prossima si collegherà in videoconferenza con l’aula.

La tragica vicenda

Nessuno dimentica nel quartiere Primavalle a nord di Roma l'orrore di quel 28 giugno quando Michelle Maria Causo di 17 anni, venne uccisa con almeno 20 coltellate da un suo coetaneo originario dello Sri Lanka, che poi occultò il cadavere in un sacco della spazzatura, trascinandolo fino ai bidogni di raccolta dei rifiuti con un carrello del supermercato.

"Ho visto che dal carrello grondava sangue e ho chiamato subito la polizia", aveva raccontato all'epoca un testimone. Il ragazzo venne portato poi in questura e sottoposto ad un lungo interrogatorio che lo aveva poi portato a confessare il delitto. In ricordo della giovane nei giorni successivi, tutto il quartiere si era riunito in una manifestazione, degenerata poi nella distruzione dell'appartamento del 17enne che all'epoca dei fatti viveva ancora con la madre.

A gran voce venne chiesta una pena esemplare "Voglio che lo Stato cominci a fare qualche cosa. Questa tragedia ci ha toccato troppo da vicino e nessuno vuole la violenza, in primis mia figlia. Queste cose devono finire per sempre. Chiedo solo che lo Stato faccia il proprio lavoro, un delinquente del genere non doveva stare dove stava" aveva urlato la madre della ragazza.

Il movente

In principio si era parlato di un omicidio a sfondo sessuale, poi i fatti si sono concentrati su un debito di poche decine di euro che il ragazzo doveva alla giovane. Sarà però il processo a stabilire le reali motivazioni. Davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia nel luglio scorso il giovane avrebbe confermato quanto già detto agli investigatori: "Mi aveva dato dell'hashish, un paio di canne, e per questo era venuta a casa: voleva 20-30 euro. La discussione è diventata sempre più accesa e io, poi, ho preso il coltello".

L'omicidio sarebbe quindi avvenuto al culmine di una lite, fatto confermato anche dalla testimonianza di alcuni vicini che avrebbero riferito di aver sentito grida provenire dall'appartamento.

Tante le chat al vaglio degli agenti della Squadra Mobile che, nel corso del primo dei due sopralluoghi nell'appartamento in via Dusmet, avevano sequestrato il cellulare della vittima sporco di sangue, forse afferrato dalla ragazza in un disperato tentativo di chiedere aiuto.

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