"Alex è stato picchiato duramente". Non usa mezzi termini il procuratore capo di Treviso, Marco Martani, per spiegare che la morte di Alex Marangon non ha nulla a che fare con una caduta accidentale o un gesto estremo. Motivo per il quale ora si indaga con l'ipotesi di omicidio volontario a carico di ignoti. Le indagini, come precisa il Corriere della Sera, dovranno chiarire cosa è successo nell'Abbazia di Santa Bona a Vidor, nel Trevigiano, dove il giovane avrebbe partecipato a una cerimonia sciamanica domenica sera, poche ore prima di finire nel Piave. Durante l'evento avrebbe consumato anche un infuso di ayahuasca, una sostanza psichedelica. Il condizionale è d'obbligo poiché bisognerà attendere l'esito degli esami tossicologici, disponibili nelle prossime settimane, per accertare eventuali tracce del potente allucinogeno.
L'autopsia
L'autopsia ha evidenziato che Alex sarebbe stato colpito alla testa, verosimilmente con un oggetto contudente. Inoltre sono state riscontrate molteplici e "gravi lesioni traumatiche" in diversi punti del corpo, tra cui costole e arti inferiori. Non solo. Dall'esame autoptico è emerso anche che c'è stata una emorragia interna a livello toracico, probabilmente nei polmoni, con una perdita di circa 700/750 centilitri di sangue.
Le indagini per omicidio volontario
Le risultanze dell'autopsia sembrano smentire l'ipotesi della caduta accidentale, che era stata presa in considerazione all'inizio. Anche perché, al momento, l'ipotesi più plausibile è che il giovane sia finito in acqua quando era ancora vivo. E dunque il decesso sarebbe sì riconducibile a una asfissia terminale da annegamento, ma "in un soggetto che avrebbe già subito gravi lesioni in diverse sedi corporee". Da qui il sospetto: qualcuno lo ha spinto in acqua dopo averlo aggredito oppure è caduto nel fiume a seguito delle presunte (violente) percosse?
I familiari di Alex: "Trovare il responsabile"
Come anticipa il sito di Repubblica, gli inquirenti avrebbero già sentito i partecipanti alla cerimonia sciamanica, ma nessuno ha fatto cenno a un'aggressione. Eppure c'è qualcosa che non torna in questa storia, più di una per la verità. L'allarme per la scomparsa del ragazzo, che si era allontanato dal raduno in piena notte, è stato dato al mattino successivo. Inoltre Alex ha vagato senza meta nei boschi, con addosso solo un paio di pantaloncini, prima di raggiungere il Piave. Perché? Non credono all'ipotesi della caduta accidentale neanche i familiari del ragazzo, assistiti dagli avvocati Stefano Tigani e il collega Nicodemo Gentile. "Il nostro appello agli inquirenti - dicono i legali - è che si trovi subito il responsabile di questo efferato delitto.
C'è un buco temporale che va chiarito, così come si deve fare luce sull'intera vicenda, per ora avvolta nel mistero". Poi l'appello a eventuali testimoni: "Chi sa quello che è successo quella notte deve dire qualcosa".
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