"Riesaminare tutte le piste". Il Vaticano riapre il caso Orlandi

L’iniziativa della magistratura vaticana è legata alla serie di istanze presentate in passato dal fratello Pietro: saranno scandagliati fascicoli, documenti e testimonianze

"Riesaminare tutte le piste". Il Vaticano riapre il caso Orlandi

A quasi quarant’anni dalla scomparsa, il Vaticano riapre il caso Emanuela Orlandi. Una vicenda di cronaca che con il passare degli anni ha chiamato in causa diversi attori – dallo Stato Vaticano a quello italiano, passando per servizi segreti e Banda della Magliana – e che potrebbe nascondere ancora qualcosa di irrisolto. La riapertura delle investigazioni è stata decisa dal promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi insieme alla Gendarmeria. Come evidenziato dall’Adnkronos, saranno scandagliati nuovamente tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, le testimonianze.

Il Vaticano riapre il caso Orlandi

La famiglia di Emanuela Orlandi chiede verità e giustizia da quel 22 giugno 1983 e la riapertura del caso da parte della magistratura vaticana è un primo importante passo. L’obiettivo è non lasciare nulla di intentato, di chiarire presunte zone d’ombra e provare a mettere la parola fine a uno dei casi di cronaca più dibattuti degli ultimi quarant’anni. Entrando nel dettaglio, gli inquirenti seguiranno nuove piste ma anche vecchie indicazioni non troppo approfondite.

Il nuovo via alle indagini è legato indissolubilmente all’operazione trasparenza voluta da Papa Francesco e in base a una serie di istanze presentate in passato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela e in prima linea per scovare la verità sulla sua fine. Le nuove indagini potrebbero arrivare a uno squarcio di luce anche sul caso di Mirella Gregori, scomparsa anche lei nel 1983.

Una nuova speranza per i cari della cittadina vaticana svanita nel nulla a cinque anni dall'ultima delusione nella ricerca della verità. Nel 2018, infatti, furono trovate delle ossa durante dei lavori di restauro nella sede della Nunziatura Vaticana di via Po, a Roma. La Santa Sede diede il via libera all’analisi del Dna con comparazione con il codice genetico di Emanuela, ma il risultato dell’indagine della Procura di Roma e della Polizia scientifica fu negativo.

“Contenti per la riapertura delle indagini”

Non è tardato ad arrivare il commento della famiglia di Emanuela Orlandi. Raggiunto dall'Agi, il legale Laura Sgrò ha spiegato: "Siamo contenti dei nuovi accertamenti dell'autorità vaticana. Abbiamo presentato due denunce, la prima nel 2018 e la seconda nel 2019.

Non so su quale base abbiano aperto, lo abbiamo appreso dagli organi di stampa". L'avvocato ha poi rimarcato sul punto: "Siamo curiosi di saperne di più anche noi. Reputo che la famiglia Orlandi sarebbe dovuta essere avvisata un po’ prima".

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