Svolta nella scomparsa di Mara Favro. Dopo 4 mesi due indagati per omicidio

Il datore di lavoro e un collega accusati di averla uccisa e di aver nascosto il suo cadavere. Il giallo del selfie inviato la notte della scomparsa

Svolta nella scomparsa di Mara Favro. Dopo 4 mesi due indagati per omicidio
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Ci sono due iscritti nel registro degli indagati per i presunti omicidio e occultamento di cadavere di Mara Favro. In queste settimane l’apertura delle indagini contro ignoti aveva spento ogni speranza per il ritrovamento della mamma scomparsa l’8 marzo 2024 in circostanze molto insolite e misteriose.

I due indagati sono il datore di lavoro di Mara, Vincenzo Milione detto Luca, e il pizzaiolo Cosimo Esposito, che in quel periodo lavorava con lei. Gli avvisi di garanzia sono legati agli accertamenti in ripetibili da effettuare su una vettura rossa sequestrata nei giorni scorsi. Da quando è stata resa nota la sparizione, soprattutto grazie al programma “Chi l’ha visto?”, c’è stato un braccio di ferro di dichiarazioni contrastanti tra i due uomini. Mara avrebbe infatti terminato il turno come cameriera-barista nella pizzeria Don Ciccio di Chiomonte, tornando a casa sua, a Susa, con Cosimo. Ma è giallo sulla vettura che li avrebbe portati lì: Mara non aveva in dotazione la sua auto, che era dal meccanico.

Una volta a Susa, Mara si sarebbe accorta di aver lasciato alla pizzeria alcuni effetti personali tra cui le chiavi e, stando alle interviste rilasciate da Luca, si sarebbe fatta riaccompagnare alla pizzeria da un camionista polacco diretto in Francia. Riavute le chiavi, Luca le avrebbe proposto di restare a Chiomonte per la notte: il locale, ai piani superiori, è anche una struttura ricettiva, e Luca le avrebbe offerto ospitalità, ma Mara avrebbe rifiutato. Luca l’avrebbe vista l’ultima volta nel dehor della pizzeria mentre fumava una sigaretta, in attesa forse di fare l’autostop - tra il locale la casa della donna ci sarebbero oltre 6 chilometri.

Non finisce qui: l’altro mistero riguarda un presunto messaggio inviato da Mara al pizzaiolo, per dire che il giorno successivo sarebbe stata assente al lavoro per trascorrere del tempo con la figlia. Il messaggio sarebbe stato inoltrato, ma poi cancellato, a Luca. L'invio originario risalirebbe però non all’8 marzo, bensì al 5 marzo.

Nella notte, fino a poco dopo le 6 del mattino, Mara avrebbe inviato numerosi messaggi: a un uomo che stava iniziando a frequentare, alla figlia, al gruppo mamme della scuola. Si tratta di invii che presentano una certa incoerenza, tra link bizzarri e video musicali, fino a uno scatto inquietante che è stato inviato a tutte e tre queste chat su WhatsApp: ritrae il volto al buio della donna con la bocca aperta, si ipotizza forse in una situazione di pericolo e non da sola.

Le indagini sono giunte a una svolta grazie agli esposti presentati in procura dal fratello di Mara. In uno di essi si ipotizzava che la sparizione potesse aver a che fare con il locale in cui lavorava. “Apprendiamo - ha dichiarato a La Stampa Roberto Saraniti, legale dei famigliari di Mara - con favore e interesse l'esistenza del nuovo sviluppo del procedimento.

Noi non puntiamo il dito contro nessuno. È positivo, però, che la nostra ipotesi iniziale si stia finalmente rivelando quella che deve essere seguita: non si è trattato di una scomparsa volontaria. Lo abbiamo sempre detto”.

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