"La stampa pressava...". La rivelazione del pm sul caso Yara

Nell'occhio del ciclone la pm del caso Yara Gambirasio: spunta un suo interrogatorio del marzo 2021

"La stampa pressava...". La rivelazione del pm sul caso Yara

La richiesta di indagini sulla pm dell’omicidio di Yara Gambirasio sta sollevando diverse perplessità. Tanto più che c’è una fascia di popolazione che non ha mai creduto alla colpevolezza di Massimo Bossetti, condannato in tre gradi di giudizio.

All'attenzione degli inquirenti ci sono 54 campioni di Dna trovati sui vestiti e sul corpo della povera Yara. Le provette erano state conservate al San Raffaele di Milano, ma nel novembre 2019 furono spostate all’Ufficio corpi di reato del tribunale di Bergamo, interrompendo la catena del freddo e rendendo di fatto l’esame del Dna non ripetibile. Il trasferimento fu ordinato dalla pm del caso Letizia Ruggeri, da sempre sotto l’occhio del ciclone per i costi dell’indagine che portò infine all’arresto e alla condanna di Bossetti.

L’interrogatorio

Ora Libero pubblica alcuni stralci di un interrogatorio a Ruggeri da parte del pm Adelchi D’Ippolito. L’interrogatorio, che si svolse il 10 marzo 2021, seguì l’esposto dei difensori di Bossetti Claudio Salvagni e Paolo Camporini.

Nel corso dell’interrogatorio, D’Ippolito chiede con insistenza a Ruggeri della comparazione in contraddittorio, che tra l’altro era stata richiesta in Cassazione. In particolare viene domandato se la comparazione è stata eseguita più volte in fase di indagini.

La risposta di Ruggeri, che giunge dopo un lungo dialogo, fa riferimento a uno dei genetisti della cui consulenza si avvalse: “Allora, l'abbiamo guardato tutti il profilo, cioè... quindi sì, è stato... è stato... loro l'hanno estratto il Dna dal.. e hanno guardato la tabella e hanno visto che era lo stesso. A quel punto io con questa relazione ho chiesto il... cioè dopo aver fatto altre cose ho chiesto il rinvio a giudizio. Non abbiamo fatto un altro accertamento, no, io l'avevo fatto fare a Previderè”.

Nell’interrogatorio Ruggeri aggiunge successivamente, per spiegare come mai alcune parti dell’indagine non fossero state approfondite, che “la stampa pressava”. Adesso, per sciogliere gli interrogativi che questo interrogatorio potrebbe far sorgere nell’opinione pubblica, bisognerà attendere eventuale avvio di indagini nei confronti di Ruggeri.

L’importanza dei reperti

Gli avvocati di Bossetti puntano moltissimo sul problema della conservazione dei reperti. Per questo hanno sollevato la questione in relazione al loro trasporto, che si è svolto peraltro nel tempo di 12 giorni, da Milano a Bergamo.

Tuttavia c’è chi pensa che quelle provette non avrebbero consentito comunque nuove eventuali tipizzazioni del Dna. In una recente intervista rilasciata a IlGiornale.it la criminologa Anna Vagli, autrice del volume “Al di là di ogni ragionevole dubbio”, ha spiegato: “Gli ufficiali del Ris, anche nel corso del dibattimento, avevano per giunta più volte evidenziato come il materiale genetico fosse stato tutto consumato nel corso delle varie consulenze”.

Vagli ha inoltre sottolineato come non esisterebbe un complotto ai danni di Bossetti: “In giudizio, è stata dimostrata la regolarità del procedimento concretizzatosi nell’isolamento della traccia genetica, nell’estrazione e nell’individuazione di un profilo sconosciuto. Per questa ragione denominato Ignoto 1.

Ci sono poi voluti tre anni e migliaia di campionamenti per risalire a Massimo Giuseppe Bossetti. Nessun complotto contro il condannato né ombra di contaminazione. Quando si svolgevano le indagini sul Dna quest’ultimo non era né un indagato né un sospettato”.

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