La denuncia di Isella, vittima di stalking. "Lui senza più braccialetto elettronico e io non lo sapevo"

A febbraio l'uomo era stato condannato in primo grado a due anni con l'obbligo del braccialetto elettronico. I giudici d'Appello hanno revocato la misura: "Ha rispettato il divieto di avvicinamento"

La denuncia di Isella, vittima di stalking. "Lui senza più braccialetto elettronico e io non lo sapevo"
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Quando a febbraio scorso l'uomo che la perseguitava è stato condannato a due anni per stalking, con anche il divieto di avvicinamento e l'applicazione del braccialetto elettronico, Isella Marzocchi, 52enne bolognese, ha tirato un sospiro di sollievo. Se non fosse che, un paio di giorni fa, ha ricevuto una telefonata dai carabinieri: "Pensavo l'ennesima sostituzione del gps, ne avevo cambiati già cinque per malfunzionamento. Invece mi dicono che la Corte d'Appello ha revocato la misura", racconta la donna in una intervista al Corriere della Sera. "Sono indignata e triste - prosegue -. Con scelte come queste tante vite sono finite e si sarebbero potute salvare".

La condanna per stalking

Tutto comincia nell'estate del 2023, quando lo sconosciuto si avvicina a Isella mentre è in fila alla cassa del supermercato in un centro commerciale. L'approccio è piuttosto audace: "Dai che mettiamo tutto insieme e ci facciamo una bella cenetta". Lei lascia correre. Ma lui non dermorde e l'attende all'uscita del negozio: "Piacere, Marco. Ti va se prendiamo un caffè?". Isella tentenna, ma poi accetta pensando di liquidarlo alla svelta. E invece, quell'uomo diventa "un tormento assoluto". Recuperato il suo numero di cellulare, Marco la tempesta di chiamate e messaggi. È l'inizio di un incubo in cui non mancano appostamenti vicino al luogo di lavoro. Dopo alcuni mesi, la 52enne decide di denunciarlo. Nel giro di poche settimane comincia il processo di primo grado che, a febbraio scorso, si conclude con una condanna a due anni per stalking, il divieto di avvicinamento alla vittima e l'applicazione del braccialetto elettronico.

La decisione dei giudici d'Appello

Le cose cambiano quando, pochi giorni fa, i giudici della Corte d'Appello decidono di revocare la misura, ritenendo che l'uomo abbia ottemperato scrupolosamente al divieto e intenda sottoporsi a un percorso terapeutico. "A me non è arrivata nessuna comunicazione - sostiene Isella - e nel caso avrei dato parere negativo. Perché l’ultimo intervento delle forze dell’ordine era di poche settimane fa. Non so che lavoro faccia, non so dove abiti, è un perfetto sconosciuto, sono alla cieca e non cosa aspettarmi". L’allarme "è suonato tante volte, ho anche ricevuto una telefonata e fatto integrazione di denuncia. L’ultima volta era vicino casa, sia chiaro non ne conosco la ragione. In ogni caso non sono serena. Risentirò l’associazione delle donne che mi ha tutelato per capire cosa fare".

La versione del legale

Diversa la versione dell'avvocato Graziana Di Pietro, legale dell'imputato, che al Corriere spiega: "La richiesta di revoca è stata debitamente notificata. I casi di allarme sono dovuti al malfunzionamento del gps. Gli accertamenti dei carabinieri, e i giudici nel revocare la misura, hanno stabilito che non ha mai trasgredito al divieto di avvicinamento e si sta curando nei centri antiviolenza". Al di là della questione specifica, Isabella contesta la procedura: "Troppi paradossi - dice -. Negli atti si indica l’indirizzo di casa dove risiedo con due figli minorenni".

Inoltre, conclude Marzocchi, "dalla decisione all’applicazione del braccialetto, per questioni tecniche, sono passati dieci giorni. Nei quali sono stata guardata a vista da amici e famigliari. E il primo gps nei luoghi chiusi non funzionava, nei locali o in ufficio smetteva di funzionare o suonava di continuo".

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