"Quando avevo il coltello in mano ho iniziato, e da lì ho deciso di non fermarmi perché pensavo che sarebbe stato peggio. Non ricordo quante coltellate ho dato a mio fratello, erano tante". È quanto avrebbe raccontato agli inquirenti Riccardo C., il 17enne che ha ucciso i genitori e il fratellino a Paderno Dugnano, nella notte tra domenica 31 agosto e lunedì primo settembre.
Dai primi accertamenti autoptici sarebbe emerso che le coltellate sono state sessantotto in totale: dodici alla mamma, diciassette al padre e le altre al piccolo Lorenzo (12 anni). Secondo i pm della procura minorile "c'è stata premeditazione". Una tesi smentita dall'avvocato Amedeo Rizza, che difende il giovane: "È provato e pentito, sa che non può tornare indietro. Ma non aveva premeditato il delitto".
"Pensavo che mi sarei liberato"
Nel corso del primo interrogatorio, a circa dodici ore dal fermo, Riccardo ammette di aver maturato il proposito di uccidere i familiari il giorno precedente. "Avevo già pensato di commettere questo fatto. Non è stata un’idea che ho avuto ieri sera - si legge nel verbale. - Pensavo che uccidendoli io avrei potuto vivere in un mondo libero. Pensavo che distaccandomi dalla mia famiglia io avrei potuto vivere in solitaria". Già la sera prima "avevo intenzione di farlo. - dice - Ma non l’ho fatto perché non ero convinto. Non me lo sentivo".
La versione fornita al 118
Nella telefonata al 118, però, il 17enne fornisce un'altra versione. E cioè che è stato il padre ad aggredire la mamma e il fratellino. "Papà ha ucciso mamma e fratello e io l’ho ucciso", dice all'operatore. "Ma come mai tuo papà ha fatto una cosa del genere? Avevate problemi di salute? Che problemi c’erano in casa?", domanda il centralinista. "No, - risponde lui - con mia mamma non aveva nessun problema. Non so perché l'ha fatto". Ripete la storia della finta aggressione anche ai carabinieri, subito dopo il fatto, salvo poi crollare nel giro di qualche ora: "Li ho uccisi tutti io".
"La sera prima abbiamo giocato alla Playstation"
Alla fine Riccardo ammette tutto, ricostruendo quanto è successo la sera prima. I genitori erano in casa a festeggiare il cinquantunesimo compleanno di papà Fabio mentre "io e mio fratello eravamo in camera con degli amici, stavamo giocando alla playstation. - spiega - Poi non ricordo a che ora ma poco dopo le dieci sono andati a letto". A quel punto, scende in cucina e afferra un coltello: colpisce prima il fratellino, poi la madre e per ultimo il padre, mentre è intento a soccorrere il figlio minore. "Non so perché l'ho fatto. - aggiunge il 17enne - Avevo come un malessere".
L'ipotesi della premeditazione
Secondo il pm della procura minorile, Sabrina Ditaranto, che ieri ha ascoltato nuovamente il ragazzo, c'è stata premeditazione. "Ha ridimensionato un po’ la premeditazione, rimane un pensiero non immediatamente precedente all’azione. - hanno spiegato la pm - La nostra ipotesi non cambia". Mentre per il legale del ragazzo il triplice delitto non sarebbe stato premeditato: "Non aveva mai pensato prima di uccidere i familiari, ma solo che stava vivendo un pesante malessere e stava pensando a qualsiasi modo per uscirne.
Ma mai uccidendoli", ha spiegato l'avvocato Rizza. Il giovane, a colloquio col suo difensore, ha poi chiarito cosa intendesse rispetto al desiderio di andare a combattere in Ucraina: "Volevo vedere la sofferenza della gente da vicino".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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