Dopo 42 anni di domande irrisolte sull'omicidio del professor Giorgio Montanari, il primario del reparto di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico di Modena ucciso con sette colpi di pistola una fredda sera di gennaio del 1981, si profila una possibile svolta nel cold case: c'è una persona indagata per il delitto. Stando a quanto riporta il Resto del Carlino, si tratta del papà di un bimbo che verosimilmente riportò lesioni dopo il parto avvenuto nella clinica dove all'epoca lavorava il medico. Da qui l'ipotesi investigativa di una ritorsione sanguinaria su cui adesso spetterà ai pm modenesi fare chiarezza. "Vorrei che si capisse ora, 42 anni dopo quell'omicidio, come questo mondo abbia avuto delle cattiverie che io ho subito a Modena", commenta Anna Ponti, la vedova di Montanari.
L'ipotesi della ritorsione
Dunque il movente del delitto potrebbe essere riconducibile a una vendetta personale di un padre acceccato dal dolore per le condizioni di salute del figlio. La vicenda, come precisa il quotidiano bolognese, era già finita sotto la lente degli inquirenti dell'epoca. Il bimbo, nato con un parto difficile, aveva riportato una serie di problemi a pochi giorni dalla nascita. Da qui l'accusa di lesioni colpose dai parte dei familiari del neonato nei confronti dello staff di medico di Montanari. Accuse che, sulla scorta della nuova ipotesi investigativa, potrebbero poi essere sfociate nell'omicidio.
Le nuove indagini
L'iscrizione dell'uomo nel registro degli indagati, puntualizzano fonti vicine all'inchiesta, è un "atto dovuto" per consentire agli agenti della squadra mobile di Modena, coordinati dalla procura, di eseguire tutti gli accertamenti del caso. Nei mesi scorsi i poliziotti hanno acquisito tutte le cartelle cliniche dell'epoca e alcuni sanitari sono già stati sentite in qualità di persone informate sui fatti.
L'intuizione della criminologa
A dare impulso alla riapertura dell'inchiesta è stata la criminologa Antonella Pesce Delfino - nota per essersi occupata dell'omicidio di Nada Cella - che ha ripreso in mano e analizzato nel dettaglio tutte le carte. Intervistata dal Corriere.it, l'esperta preferisce non pronunciarsi sui possibili risvolti della vicenda: "Non sono prevedibili i tempi delle indagini ma è questo il momento in cui non avere fretta. Più l'analisi sarà approfondita, più è possibile si arrivi a una risposta definitiva. - spiega - Io accompagno le famiglie alla riapertura di un fascicolo, ragionata e corposa, raccogliendo elementi dirimenti, tutti congruenti e complementari su un'unica pista. Per arrivare a una ricostruzione solida ho impiegato un anno, ho consegnato la relazione agli inquirenti (che equivale a istanza di riapertura con avvocato), e in un paio di mesi sono stata ricontattata per formalizzare. È possibile ci sia stata una fuga di notizie, sia io che Anna abbiamo appreso dai giornali che una persona sia stata iscritta nel registro degli indagati. La famiglia viene messa al corrente solo se servono esami irripetibili sui reperti".
La moglie di Montanari
La nuova ipotesi investigativa riaccende le speranze di Anna Ponti, la vedova del primario, che in questi 42 anni non ha mai smesso di cercare la verità. La donna, che oggi ha 93 anni, ha sempre pensato che il marito fosse stato ucciso per via delle sue posizioni progressiste sull'aborto: "Mi sono dovuta ricredere", dice. Poi aggiunge: "Devo assolutamente affermare che Antonella Pesce Delfino è una mente di straordinaria capacità. Ha fatto un lavoro di grandissima portata. Con il suo lavoro ci ha permesso di dare delle risposte".
L'omicidio del primario
Giorgio Montanari fu ucciso attorno alle ore 20 dell'8 gennaio 1981 nel parcheggio del Policlinico di Modena. Il primario si era appena messo al volante del suo maggiolino verde, quando il killer aprì il fuoco: sette colpi, di cui due letali al petto e a una spalla. A soccorrere il medico fu una collega che, peraltro, intravide nella penombra la sagoma dell'assassino.
Sulla scena del crimine furono trovati i proiettili, forse di una calibro 45, ma nessuna traccia dell'omicida. Le indagini furono chiuse nel 1991, senza nessun colpevole, e poi riaperte nel 2017 per volontà dell'allora procuratore di Modena Paolo Giovagnoli. Tutte le piste, però, si rivelarono un binario morto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.