Thomas Christopher Luciani, il 17enne trovato senza vita nel parco Baden Powell di Pescara ieri sera, sarebbe stato ucciso per un debito di droga di circa 200 euro o poco più. È uno dei dettagli che emerge all'indomani dell'omicidio che vede indagati due giovani del posto, entrambi liceali e di buona famiglia. Visto il presunto coinvolgimento di minori, sulle indagini vige strettissimo riserbo. Come anticipa il quotidiano La Stampa, infatti, gli inquirenti parlano di "caso delicato" e preferiscono attendere i riscontri investigativi prima di pronunciarsi.
La trappola del branco
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Squadra Mobile di Pescara, coordinati dal vice capo Mauro Sablone, i ragazzi avrebbero teso una trappola alla vittima, che quindi sarebbe stata attirata con una scusa nel parco. Inoltre, a quanto trapela, gli indagati non erano da soli ma in compagnia di un terzo coetano. Quest'ultimo, però, non avrebbe partecipato all'aggressione mortale. Sembra che sia stato lui ad allertare il 112, seppur alcune ore dopo il delitto, indicando alla polizia il luogo in cui era stato abbandonato il cadavere.
Le coltellate e il bagno al mare
Il 17enne sarebbe ucciso con almeno 25 coltellate. L'arma del delitto, verosimilmente un coltello da sub, non è stata ancora ritrovata. Invece la dinamica è abbastanza chiara: nel tardo pomeriggio di ieri, la comitiva ha incontrato Thomas all'interno del Baden Powell. I due ragazzi indagati si sarebbero allontanti assieme alla vittima in una zona non sorvegliata dalle telecamere. Dopo aver colpito il giovane, avrebbero abbandonato il cadavere tra le sterpaglie e si sarebbero dileguati. Poi il gruppo, nuovamente riunito, avrebbe raggiunto uno stabilmento balneare del centro per fare un bagno in mare. Lì, secondo alcune testimonianze, si sarebbero disfatti anche del coltello.
Chi sono i ragazzi coinvolti
I presunti aggressori sono entrambi di buona famiglia. Uno è il figlio di un penalista molto noto e l'altro di un carabiniere. Il secondo, di tanto in tanto, si faceva vedere in giro con il padre. Anche se, dopo la separazione dei genitori, si era trasferito nel capoluogo abruzzese con la madre. Thomas, invece, abitava a Rosciano, sempre nella Valpescara. Lo scorso novembre i familiari ne avevano denunciato la scomparsa ai carabinieri del posto. Il ragazzo si era poi fatto vivo con un messaggio inviato alla nonna, rassicurando tutti sulle sue condizioni di salute.
La madre e il passato difficile di Thomas
Come anticipa Il Messaggero, Thomas aveva alle spalle un passato piuttosto travagliato. Sua madre, di origini colombiane, era stata adottata da una coppia di Rosciano. Poi, però, non era riusciuta ad allevare il figlio che quindi era stato affidato ai nonni materni. Secondo il racconto di alcuni testimoni, durante l'adolescenza il giovane sarebbe finito in un brutto giro. Da qui i problemi con la droga e le attività di piccolo spaccio. Aveva anche un precedente per cessione di stupefacente. Da qualche mese il 17enne era ospite di una comunità di Isernia, a disposizione dei giudici. Il programma rieducativo prevedeva che dovesse frequentare un laboratorio per parrucchieri a Campobasso. "Una comunità sconvolta", il commento a caldo del sindaco di Rosciano, Simone Palozzo, alla notizia dell'omicidio.
Il pentimento
Stando a quanto apprende Il Centro da fonti investigative, i due giovani fermati per l'omicidio non avrebbero tradito alcun tipo di emozione durante l'interrogatorio.
Quanto alle indagini, coordinate dal capo della procura per Minorenni David Mancini e dal sostituto Angela D'Egidio, sono stati acquisiti i filmati delle telecamere di sorveglianza del parco e quelli dello stabilimento balneare. I video saranno decisivi per accertare le eventuali responsabilità dei giovani coinvolti e fugare gli ultimi dubbi sulla dinamica dell'aggressione mortale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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