Tutte le ombre sul delitto Meredith. E Sollecito attacca: "Io ancora non risarcito”

Ancora tante le domande sull’omicidio di Meredith Kercher. Parla Raffaele Sollecito: “Mi è stato negato il risarcimento che mi spettava di diritto”

Tutte le ombre sul delitto Meredith. E Sollecito attacca: "Io ancora non risarcito”
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Nonostante tre gradi di giudizio e una condanna, l’omicidio di Meredith Kercher - noto alle cronache anche come il delitto di Perugia - non smette di sollevare domande: ci sono degli interrogativi importanti infatti, al centro di questa vicenda, in cui la notte precedente il 2 novembre 2007 trovò la morte una studentessa britannica 22enne. Il corpo di Meredith venne rinvenuto sotto il piumone - una modalità comune negli omicidi, rappresenta una sorta di distacco o negazione tra killer e vittima - la giovane aveva la gola tagliata.

Dell’omicidio furono accusati Rudy Guede - poi condannato con rito abbreviato, ha scontato la pena -, ma anche Amanda Knox e il suo ragazzo, Raffaele Sollecito. Amanda era la coinquilina statunitense di Meredith, nella loro casa di via della Pergola. I due fidanzati furono assolti in primo grado, condannati in secondo e riabilitati in modo definitivo dalla Cassazione. Tuttavia rimasero in carcere a lungo.

Volevo ricordare - ha commentato Sollecito in un video mostrato a UnoMattina Estate, nel segmento crime condotto da Alessandro Politi - anche se non è una notizia recente, l'ingiustizia subita dopo aver passato quattro anni in carcere, anni in un limbo aspettando sentenze. Al di là di tutto quello che ho dovuto subire e vivere, alla fine, essendo totalmente assolto, non avendo commesso alcun tipo di crimine, mi è stato negato il risarcimento che mi spettava di diritto se non altro per ripristinare, diciamo, il salasso che ho dovuto subire per qualcosa che non ho fatto e di cui sono stato accusato”.

Tra gli interrogativi del caso c’è la condanna di Guede in concorso: non solo il giovane di origini ivoriane avrebbe cambiato più volte versione, ma la sua difesa sostiene che, sebbene presente, non sarebbe stato l’esecutore materiale dell’omicidio.

Per quanto riguarda Knox e Sollecito, avrebbero avuto un alibi e non un movente: la coppia era a casa di Raffaele e dormiva, nonostante un testimone - poi giudicato inattendibile - li avrebbe posti sulla scena del crimine.

Nel 2019 la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per il danno morale subito da Amanda Knox che, condannata per calunnia nei confronti di un suo ex datore di lavoro, Patrick Lumumba, avrebbe parlato di confessioni sotto pressioni e in assenza di assistenza legale.

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