La notizia è che abbiamo uno Stato e un governo all'altezza del ruolo che l'Italia deve avere nel contesto internazionale. Tutto il resto è spazzatura mediatica ben rappresentata l'altra sera da Corrado Augias, che ospite da Giovanni Floris su La7, irrideva il viaggio lampo di Giorgia Meloni per incontrare Donald Trump, e replicata ieri mattina quando si dice senso della notizia e tempismo - su La Repubblica da Francesco Merlo: «La Meloni da Trump? Berlusconi, quando si trovava tagliato fuori, organizzava d'istinto il siparietto del rapporto personale, della simpatia italiana come risorsa: riempiva il vuoto (storico) della nostra politica estera con lo spettacolo dell'amicizia. Stare in cartellone ma non in scena è sempre ad alto rischio».
Per riportare a casa Cecilia Sala in fretta, ce la siamo giocata non con la banda di uno staterello africano comprabile con qualche milione di dollari, ma con due colossi quali sono Stati Uniti ed Iran; abbiamo cioè dovuto mettere il dito nella piaga dei due storici avversari nella contesa tra Occidente e mondo islamico, per di più entrambi alle prese con non poche fibrillazioni interne. Che dire, chapeau a Giorgia Meloni, regista dell'operazione, e al generale Giovanni Caravelli, capo dei nostri servizi segreti esteri, che insieme ad Antonio Tajani hanno portato a casa il risultato in tempi e modi da manuale. Ma le capacità personali, per quanto elevate, non bastano a spiegare ciò che è successo. È che da due anni a questa parte l'Italia gode di un rispetto e di una considerazione che non conosceva da tempo immemore e che il suo ruolo, in Europa e non solo, nei travagliati tempi che stanno arrivando l'arrivo sulla scena di Trump e lo showdown della guerra in Ucraina - è considerato importante.
A questi livelli nessuno fa nulla per nulla, ovvio.
Ma qualsiasi sia la contropartita pattuita, sono certo, conoscendo la premier, di una cosa: Giorgia Meloni non ha trattato alcuna condizione contraria agli interessi dell'Italia e chiunque nelle prossime ore sosterrà il contrario non farà che fomentare l'olezzo che esce dalla pattumiera quotidianamente alimentata da chi sperava in un fallimento dell'operazione Sala, più in generale in un fallimento dell'Italia.
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