Abito da sposa troppo corto? Si paga una tassa

L'idea-provocazione è di un parroco di Mira, comune alle porte di Venezia, che protesta contro chi arriva all'altare con un abito "sguaiato e volgare, inadatto alla circostanza"

Abito da sposa troppo corto? Si paga una tassa

C'è un parroco, in un comune vicino a Venezia, che ha deciso di dire basta agli abiti da sposa troppo scollati. Così ha deciso non di vietarli ma di introdurre una tassa, basata su questa regola: più è corto l'abito, più si paga. La singolare protesta contro gli abiti succinti arriva da don Cristiano Bobbo, parroco di Mira (38mila abitanti). Il sacerdote ha spiegato la decisione sul notiziario parrocchiale, come riporta il quotidiano il Gazzettino: "Molto spesso (l'abito, ndr) si presenta sguaiato e volgare, inadatto alla circostanza".

E ricordando che in un non meglio specificato paese il parroco che celebrava le nozze riceveva un'offerta proporzionata alla bellezza della sposa, ha formulato la sua idea di "offerta da riscuotere in proporzione alla decenza dell'abito della sposa che molto spesso si presenta sguaiato e volgare, inadatto alla circostanza. Così, chi più si presenta svestita, più paga".

L'idea di don Bobbo ha scatenato una polemica in paese, dal momento che alcuni non hanno apprezzato la mossa. Il prete

608px;"> ha prontamente ribattutto: "Si tratta solo di una provocazione scherzosa che, come molte altre riflessioni, nasce da fatti che accadono spesso nella vita di parrocchia. In quest caso è stata suscitata dalla considerazione che le nozze spesso sono considerate più un evento che una scelta maturata e condivisa. Certi dettagli non vanno sottovalutati".

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