Quel latitante che si impossessò del tesoro della Dc

Tramite la società Immobiliare Europa srl, acquistò parte dell'eredità lasciata dalla Democrazia Cristiana, per poi far sparire nel nulla 120 immobili. Ecco chi era Angiolino Zandomeneghi, il latitante arrestato in Slovenia ed estradato in Italia.

Quel latitante che si impossessò del tesoro della Dc

I suoi contatti con l'Italia gli sono stati fatali. A incastrare il latitante Angiolino Zandomeneghi, arrestato in Slovenia ed estradato in Italia, sono state infatti anche le intercettazioni telefoniche verso le persone più vicine a lui, che hanno permesso alla polizia di individuare un uomo di Udine, che periodicamente si trovava a fargli visita in Slovenia. Così si è conclusa la caccia al ricercato in campo internazionale, che anni fa incrociò il suo cammino con quello della Democrazia Cristiana, arrivata ormai al tramonto.

I 120 immobili della Dc

Il nome di Angiolino Zandomeneghi, 63 anni e originario di Colognola ai Colli (Verona), è ben noto a chi gestì l'eredità della Democrazia Cristiana, fatta anche da 120 immobili scomparsi nel nulla. Ed è proprio questa la vicenda più clamorosa per la quale era stato condannato il latitante, accusato di bancarotta fraudolenta relativamente all'Immobiliare Europa srl. Proprio con questa società Zandomeneghi aveva acquistato il patrimonio immobiliare dell'ex Dc, a un prezzo irrisorio se paragonato al suo valore. L'inizio della vicenda si può collocare nel 1994, quando la Dc guidata da Mino Martinazzoli iniziò a sgretolarsi e nacquero altri partiti. Ma quattro anni dopo venne chiesto il fallimento delle società che detenevano il patrimonio della Democrazia Cristiana e la magistratura chiese che il tutto venisse gestito dai tesorieri. È proprio a questo punto che spuntò il nome di Angiolino Zandomeneghi: fu lui che riuscì ad acquistare 120 dei 508 immobili, tra appartamenti, sezioni di partito, terreni, rimesse e negozi, per poco più di un milione e mezzo. Poco dopo, arrivarono le accuse a Zandomeneghi e i vertici dei partiti nati dopo la Dc sostennero che l'uomo avesse trattato con chi al tempo non avrebbe potuto farlo e chiesero il fallimento di Immobiliare Europea per insolvenza. Per questo Zandomeneghi diede il via al passaggio dei beni da un'azienda a un'altra: dall'Immobiliare Europea il tesoro della Dc passò prima a un fidato collaboratore, poi a diverse società prestanome, fino a raggiungere la Croazia. Visto il movimento dei beni, secondo l'accusa, gli immobili sarebbero stati sottratti dall'uomo in prossimità del fallimento dell'azienda: nel 2019 la Cassazione respinse il ricorso presentato dal latitante contro la condanna a 5 anni di carcere. Nel corso di un'intervista Zandomeneghi si era dichiarato innocente, sostenendo essere vittima di un complotto e di aver trattato, ai tempi, con persone autorizzate a gestire la compravendita e di aver trasferito i beni in Croazia "per sfuggire a questa azione politico-giudiziaria contro di me".

Oltre alla condanna per il sacco della Dc, sull'uomo pendono una serie di condanne inflitte a partire dal 1993, prima dal tribunale di Verona, poi dalle Corti di Appello di Venezia e Roma per i reati di truffa, associazione per delinquere e ripetute violazioni della Legge sul fallimento.

L'arresto del latitante

Per incastrare Zandomeneghi, oltre all’analisi delle impronte digitali, sono state fondamentali le intercettazioni telefoniche sui telefoni delle persone a lui vicine, che hanno permesso agli investigatori di individuare un uomo di Udine che periodicamente si recava in Slovenia a trovare il latitante veronese. A fermare e identificare l'uomo, in una strada del centro di Capodistria sono stati i poliziotti sloveni, ai quali Zandomeneghi aveva detto di chiamarsi Mario e di non avere con sé i documenti. A quel punto gli agenti hanno raccolto le sue impronte digitali e le hanno confrontate con quelle della banca dati internazionale. Così, grazie a un'indagine serrata coordinata dalla Procura Generale di Roma e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona, la polizia di Verona ha potuto portare a termine l'operazione, in collaborazione con la Seconda Divisione del Servizio Centrale Operativo e la partecipazione del Fast Team della Divisione S.I.Re.N.E. del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia. Il latitante 63enne è stato tratto in arresto lo scorso 31 ottobre 2020.

E ora, a distanza di quasi sette mesi dall'arresto, Zandomeneghi è stato estradato: le

autorità slovene lo hanno consegnato alla polizia di Frontiera di Fernetti. Ora il latitante ricercato in campo internazionale dovrà espiare la pena cumulativa di 12 anni, 11 mesi e 29 giorni di reclusione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica