Albanese torna a scontare la pena in Italia violando il decreto espulsione

L'uomo era stato condannato a 3 anni di carcere nel 2012, poi espulso nel 2014 dal nostro paese; nel decreto di espulsione compreso l'obbligo di restare per 10 anni in Albania (dunque fino al 2024) ed il divieto di rientrare in Italia. Ritorna ora per scontare l'ultimo anno di carcere previsto dalla condanna e trovare lavoro dopo la pena

Albanese torna a scontare la pena in Italia violando il decreto espulsione

PESARO. La vicenda vede come protagonista un uomo albanese di 45 anni, Milto Dosi, che nel 2012 era stato condannato nel nostro Paese a 3 anni di reclusione con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. Dopo aver scontato i primi due anni, nel 2014 arrivò per lui l’espulsione in Albania, così che potesse completare in patria l’ultimo anno della pena prevista; nel decreto di espulsione era compreso per lui anche l’obbligo di restare in Albania per dieci anni ed il divieto di rientrare in Italia.

Nel suo paese natale, Dosi ha riottenuto la libertà ma si è scontrato con una serie di problematiche legate al suo lavoro, come racconta lui stesso a “Il Resto del Carlino”: “Ho provato a fare il camionista, come in Italia, ma quando arrivavo negli altri Paesi europei, Germania, Francia, Austria, saltava fuori accanto al mio nome quel decreto di espulsione e mi rimandavano indietro, così mi sono messo a cercare altri lavori”. Tuttavia le altre strade intraprese dall’uomo non si sono rivelate all’altezza delle sue aspettative, o comunque non garantivano degli introiti sufficienti al sostentamento della famiglia, composta dalla moglie e da 3 bambini. La situazione è andata avanti in questo modo per 4 anni, fino alla risoluta decisione concordata col suo legale: “Chiamo il mio avvocato e le dico che voglio finire quell’anno di pena in Italia. Che così non riesco più a vivere”.

Dunque per lui risulta preferibile scontare la residua pena del carcere in Italia, dove poi ha intenzione di riprendere a lavorare, piuttosto che vivere libero nel suo paese ma disoccupato. Quindi Dosi si è imbarcato su una nave che dalla Grecia lo ha riportato in Italia, ad Ancona; da qui verso Pesaro dove, accompagnato dal suo legale, si è presentato alla Questura chiedendo di poter tornare in carcere. La soluzione non lo spaventa, come dichiara lui stesso: “Non vedo l’ora di rientrare in cella. La forza me la danno i miei figli. La paura è non avere cosa dare da mangiare ai miei bimbi. Faccio questo per loro”. Anche perché, dopo le sbarre, c’è già la prospettiva di una società disposta ad offrirgli un contratto di lavoro da camionista.

Per il momento il Tribunale gli ha dato i domiciliari, nell’attesa di prendere una decisione in merito al suo caso, anche perché risulta in essere la violazione del decreto di espulsione. L’avvocato del cittadino albanese ostenta sicurezza: “Mi hanno invitato a patteggiare, ma ho detto di no. Per me, non è un rientro illegale quello del mio assistito.

L’articolo 19, comma due, del testo unico sull’immigrazione fa divieto di espulsione e di respingimento alla frontiera dei parenti di secondo grado di cittadini italiano. E lui, con un fratello cittadino italiano, non può essere respinto”.

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