Allarme nei pronto soccorso: "Attese di 5 giorni per chi ha il Covid". Bassetti: "La gente è terrorizzata"

L’allarme del presidente della Simeu: “Situazione drammatica, malati Covid in attesa fino 3-5 giorni”

Allarme nei pronto soccorso: "Attese di 5 giorni per chi ha il Covid". Bassetti: "La gente è terrorizzata"

Nei pronto soccorso la situazione è drammatica. A lanciare l’allarme è Salvatore Manca, il presidente della Simeu, la Società italiana di medicina di emergenza urgenza. Manca ha spiegato all’Ansa che vi sono “fortissime criticità in tutte le Regioni. I Pronto soccorso, in questi giorni, sono presi d'assalto da pazienti con sintomi da Covid-19 e ci sono file di ambulanze in attesa". Ha inoltre spiegato che stanno diventando un vero e proprio parcheggio per i pazienti che sono costretti a rimanerci anche per 3-5 giorni. “Stiamo assistendo tutti ma mancano medici e infermieri. Non ce la facciamo più a reggere" ha aggiunto il presidente. E la situazione è al limite ormai in tutta Italia.

Situazione drammatica nei pronto soccorso

A Genova gli infermieri hanno fatto un appello tramite Facebook al governatore della Liguria, Giovanni Toti, chiedendo un lockdown per far fronte alla drammaticità dell’assalto ai pronto soccorso. Sempre dal capoluogo ligure, Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente della task force Covid-19 della Liguria, sulla sua pagina Facebook ha scritto: “La gente è terrorizzata e per la paura corre in ospedale, anche quando non ce ne sarebbe la necessità. Non ci sono protocolli per la gestione domiciliare. Non ci sono criteri nazionali condivisi per chi ricoverare. Risultato? I nostri ospedali e i nostri pronto soccorso sono alla stremo perché si mischiano i casi di chi ha veramente bisogno dell’Ospedale con quelli che potrebbero essere seguiti a casa. Ci sono casi gravi e impegnativi, ma rispetto a marzo sono la minoranza. Speriamo che qualcuno mi ascolti”.

Già lo scorso 27 agosto il professore aveva detto che si sarebbero dovuti sviluppare protocolli di trattamento domiciliare e stabilire i criteri unici su tutto il territorio nazionale per il ricovero nelle strutture ospedaliere. Sottolineando che la maggioranza dei casi dovrebbe essere gestita al di fuori degli ospedali e invitando le persone con sintomi a rimanere a casa e a non recarsi in ospedale. Da nord a sud la situazione è problematica.

A Palermo, come riporta La Repubblica, il pronto soccorso dell’ospedale Civico, che da una settimana era destinato solo ai casi Covid, ha riaperto, seppur lentamente, alle urgenze extravirus. In una settimana, dal 17 al 23 ottobre, sono stati registrati 273 accessi al pronto soccorso. Dei quali, 177 erano pazienti positivi al coronavirus, mentre i restanti erano sospetti o urgenze, extra-Covid, che sono state ugualmente curate. L’ospedale Villa Sofia, dove vengono indirizzate le emergenze considerate ordinarie, nella giornata di ieri ha raggiunto un picco del 300% di affollamento: 81 i pazienti all’interno della struttura, 21 di questi in codice rosso. La pressione è calata in mattinata, quando in attesa vi erano 21 pazienti, dei quali 16 in codice giallo e 5 in codice verde.

A dimostrare la drammaticità della situazione ci pensano le file di ambulanze davanti a molti ospedali

anche della Lombardia. Per evitare assembramenti, molti pazienti attendono il loro turno sui mezzi, in base al loro codice. In Abruzzo due pazienti sono morti mentre aspettavano che si liberasse un posto letto in ospedale.

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