Doveva essere una domenica all’insegna di alcune prime importanti novità sul fronte del “lockdown”: anche a Siculiana ieri, come nel resto della Sicilia, molti abitanti si preparavano a poter tornare ad effettuare una prima passeggiata che, seppur sempre nelle vicinanze dei casa, rappresentava il sapore di un piccolo ritorno alla normalità.
Ed invece, per molti dei cittadini di questo piccolo comune alle porte di Agrigento, in questa domenica di aprile è arrivato il tempo di tornare sui balconi. Non un flash mob, come quelli visti nel resto d’Italia durante i primi giorni di emergenza coronavirus, niente canzoni od appalusi: in realtà, diversi cittadini hanno deciso di prendere pentole e coperchi per batterli all’unisono e protestare contro l’arrivo di nuovo migranti in paese.
Sì perché all’ingresso di questo centro urbano, su cui domina la grande cupola della Chiesa Madre, si trova un ex albergo nel 2014 trasformato in centro di accoglienza. Il Villa Sikania, questo il nome della struttura, da 6 anni a questa parte è diventato un vero e proprio hub per la collocazione dei migranti che arrivano in Sicilia.
Chiuso ad ottobre, una settimana fa l’improvvisa riapertura: data l’emergenza coronavirus e l’indisponibilità di diverse strutture, 72 migranti sono stati trasferiti qui senza che lo stesso primo cittadino, Leonardo Lauricella, fosse stato preventivamente informato. Già in quell’occasione la cittadinanza è apparsa abbastanza allarmata: chiusa, come tutto il resto del Paese, da settimane a casa, l’arrivo dei migranti ha determinato non poco allarme sociale.
Un’allerta cresciuta poi nei giorni successivi, quando dai propri balconi alcuni abitanti hanno filmato migranti che, all’interno del Villa Sikania, giocavano a calcio. E per molti questo ha suonato come un’autentica beffa: nessun bambino, né adolescente, può giocare per strada per via delle norme di contenimento del Covid, peraltro in gran parte rispettate nella cittadina, mentre invece dentro il centro di accoglienza non c’era alcuna norma di distanziamento sociale rispettata. Un rischio, secondo sindaco e cittadini, sia per la popolazione che per gli stessi migranti.
Ieri la scintilla che ha fatto traboccare il vaso: 32 persone sbarcate poco prima a Lampedusa, hanno raggiunto il Villa Sikania. Ed i siculianesi a quel punto hanno iniziato ad agitare dai balconi pentole e coperchi per protesta. Nel tardo pomeriggio di domenica, le vie limitrofe all’ex hotel si sono trasformate in un palcoscenico caratterizzato dai rumori ce provenivano dalle case dei cittadini.
Sul posto è giunto lo stesso sindaco Lauricella, il quale ha parlato con i Carabinieri presenti assieme ad una parte della sua amministrazione. Sono stati chiesti chiarimenti, ma si è rivolto anche un invito a mantenere la calma: “Siamo venuti qui – ha dichiarato il sindaco – per dire ai cittadini di stare calmi. Abbiamo sentito il Prefetto e nelle prossime ore mi sentirà in videoconferenza unitamente al Questore. In questo momento tutte le Istituzioni devono lavorare per questa emergenza, partendo dal fatto che la struttura è oramai piena”.
Il timore è che il centro diventi protagonista, come in passato, della permanenza di decine di migranti dentro una struttura integrata al centro abitato. Se questo ha causato tensioni in passato, oggi in tempo di coronavirus potrebbe rappresentare un altro elemento di paura per via dell’emergenza sanitaria.
In tutto l’agrigentino è forte il timore per una nuova ondata di sbarchi nel pieno dell’epidemia da Sars Cov2: nel giorno di Pasqua, 32 sindaci della provincia hanno scritto una lettera al presidente del consiglio, Giuseppe Conte, chiedendo di non essere lasciati soli.
Nella vicina Porto Empedocle il sindaco Ida Carmina, rappresentante del Movimento Cinque Stelle, ha chiesto lumi sulla mancata presenza, per come chiesto da diversi colleghi nelle settimane precedenti, di una nave umanitaria dinnanzi le coste di Lampedusa o dell’agrigentino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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