L'Anpi torna all'attacco e per l'ennesima volta si scaglia contro il ministro dell'Interno Matteo Salvini, paragonandolo, tanto per cambiare, a Benito Mussolini.
Stavolta l'offensiva arriva da Massa Lombarda, un comune in provincia di Ravenna, dove l'associazione partigiani locale ha pensato bene di posizionare un cartello proprio di fronte al municipio. Nel manifesto il vicepremier viene nuovamente accomunato al Duce, stavolta grazie ad una sua ben precisa affermazione che non è affatto piaciuta a chi ancora dice di temere il ritorno del fascismo.
Nell'annunciare la crisi di governo, infatti, Salvini si era rivolto agli italiani invitandoli a tornare alle urne ed a sostenerlo, così da permettergli di avere "pieni poteri" ed attuare tutti quei progetti promessi dalla Lega e fino ad ora irrealizzati a causa dei numerosi "no" dei CinqueStelle. Parole, queste, che hanno fatto gridare allo scandalo più di qualche candida anima antifascista.
Paventando il ritorno del "ventennio", gli antagonisti del vicepremier hanno subito scatenato un'accesa polemica che ha portato inevitabilmente a quanto accaduto ieri a Massa Lombarda.
A riferire la vicenda il segretario della Lega in Romagna Jacopo Morrone, che sulla propria pagina Facebook posta la foto del manifesto. Nel cartello incriminato, le immagini di Mussoli e di Salvini. Entrambi chiedono "pieni poteri", uno nel 1922, l'altro nel 2019.
"Questa è l’Anpi di Massa Lombarda (Ravenna), che tristezza infinita! Spero in una “svista” del Sindaco, che contatterò immediatamente per far rimuovere questa plancia, posizionata tutt’ora di fronte all’ingresso del Comune", è il messaggio indignato del politico leghista.
"Un atto di puro odio e di discriminazione politica che la dice lunga sul livello di intolleranza raggiunto dai vertici Anpi che usano l’associazione come cassa di risonanza di una cultura politica tutt’altro che democratica e liberale" continua Jacopo Morrone, come riportato da "Il Resto del Carlino". "Utilizzare le obsolete armi della demonizzazione, della delegittimazione e perfino della deumanizzazione per abbattere l’avversario politico fa emergere l’evidente fil rouge che collega certi ambienti politici alle tecniche utilizzate dai regimi dittatoriali, in primis quello di sovietica memoria. Disinformazione, travisamento di frasi estrapolate da contesti diversi per dimostrare teorie farlocche e prive di fondamento ma funzionali all’obiettivo di negare agli avversari politici, in questo caso il leader della Lega, il diritto a partecipare al governo di una nazione, trasformandoli in nemici totali, per un’inventata incompatibilità con i valori repubblicani. Credo che sia giunto il momento di mettere la parola fine a questa deriva di travisamento dei fatti e della storia, se necessario anche attraverso le vie giudiziarie".
Dal canto suo Anpi non ritiene di avere commesso alcun errore. "Massa Lombarda è una città che si distingue per antifascismo. L’Anpi massese ha preso due frasi, dette davvero.
Siamo una democrazia parlamentare a sovranità popolare e il diritto di espressione non deve mai essere negato" spiega infatti Ivano Artioli, presidente di Anpi Ravenna, che ha ricevuto anche la solidarietà del segretario Pd di Ravenna Alessandro Barattoni.Il cartello è stato successivamente rimosso dai carabinieri.
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