"Le armi in Palestina...". Dibba e quell'applauso al convegno "pro Hamas"

L'ex grillino va al convegno filopalestinese e rivendica la propria presenza: "Ho preso posizione, spero di essere vostro amico". Poi risponde alle critiche: "In Italia il dibattito politico non è libero"

"Le armi in Palestina...". Dibba e quell'applauso al convegno "pro Hamas"

"Il dibattito politico non è del tutto libero nel nostro Paese". A margine del discusso convegno filopalestinese tenutosi stamani a Milano, Alessandro Di Battista ha lanciato il proprio allarme. Nessuno chiaramente si era sognato di negargli la parola, ma poco importa. Alla luce di alcune polemiche sorte per la sua partecipazione a quel congresso, che secondo Ivan Scalfarotto sarebbe stato organizzato da "referenti di Hamas in Europa", l'attivista ha fatto scattare l'indignazione.

Le parole di Dibba

"Ho letto cose oscene anche rispetto alla mia presenza a questo convegno, ma io me ne infischio. Non mi importa nulla di quello che scrivono. Ho scelto la posizione e vado avanti dritto", ha così esordito l'ex parlamentare davanti alla platea filopalestinese. Poi ha attaccato: "Tanti politici italiani, europei e arabi non hanno il coraggio di rompere il loro silenzio e prendere posizione. Schierarsi è difficile, ti fa perdere amici ma te ne fa pure conquistare di nuovi. Io spero di essere diventato vostro amico in questi mesi. Mi onorerebbe la vostra amicizia". Parole destinate forse ad acuire ulteriormente le polemiche. "L'evento è supportato da organizzazioni e persone notoriamente vicine ad Hamas, organizzazione terroristica, estremista e fondamentalista", aveva infatti lamentato il leader di Azione, Carlo Calenda.

Il fraintendimento con la platea

Ma di certe rimostranze l'ex deputato 5s è sembrato non curarsi. "Io non parlo di polemiche. Io mi sono schierato a favore del popolo palestinese e della sua causa perché tutte le principali organizzazioni che si occupano dei diritti umani attestano che oggi nei territori occupati si pratica apartheid", ha affermato. Nel corso del suo intervento al meeting, Dibba era anche incappato in un curioso fraintendimento. Mentre criticava certi politici italiani, l'attivista aveva infatti detto: "Se si danno armi in Ucraina, e io sono contrarissimo a inviarle, a questo punto perché non le diamo al popolo palestinese, che sta resistendo a un'occupazione straniera...". E subito dalla platea si era levato un convinto applauso. L'ex grillino, tuttavia, avrebbe subito completato il ragionamento e precisato: "Ma io sono contario anche ad armare il popolo palestinese, perché credo tutt'ora in una soluzione non violenta del conflitto". Niente applausi, in questo caso. Anche in altri passaggi, l'attivista aveva ribadito chiaramente di sostenere le istanze pacifiche.

Le polemiche

L'indirizzo ideologico del meeting aveva suscitato critiche già alla vigilia dell'evento, soprattutto per l'annunciata presenza del senatore di Verdi e Sinistra Italiana, Tito Magni (poi assente per motivi di salute). Quei rilievi non devono essere piaciuti a Di Battista, che stamani ha invece motivato la propria presenza così. "Mi sembra il minimo sostenere un popolo che deve quotidianamente lottare per i propri diritti umani violati. Il fatto che in Italia si faccia polemica su questa cosa dimostra che per certi versi il dibattito politico non è del tutto libero nel nostro Paese", ha spiegato l'ex parlamentare.

E ancora: "Se vengono vilipese anche delle persone che vogliono sostenere i diritti umani, che sono negati in Palestina, ci rendiamo conto che nella nostra classe politica non c'è libertà. Ci sono politici nel nostro Paese che hanno paura di schierarsi per le rappresaglie mediatiche che potrebbero subire. Io non ho paura di schierarmi".

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