Peculato e truffa aggravata ai danni di ente pubblico. Sono questi i reati contestati al direttore generale di Castellanza Servizi e Patrimonio, società municipalizzata del comune di Castellanza (Varese), che hanno portato al suo arresto.
Questa mattina i carabinieri del nucleo investigativo di Varese hanno notificato all’indagato l’ordinanza applicativa della misura cautelare agli arresti domiciliari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Busto Arsizio su richiesta della locale Procura della Repubblica.
La misura cautelare scaturisce da un’indagine svolta dai militari dell’Arma in collaborazione con la sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Busto Arsizio e con la compagnia della Guardia di Finanza di Saronno. L’indagine, denominata “Windows, è partita dalla denuncia di una dipendente della società ed è durata tre mesi, da aprile e giugno di quest’anno.
Le verifiche effettuate hanno consentito di far luce sull’illecita gestione della municipalizzata, attiva, come recita lo statuto, “nell’esercizio dei servizi pubblici locali e/o d’interesse generale”. La Castellanza Servizi e Patrimonio si occupa in di molteplici servizi, da quelli farmaceutici a quelli cimiteriali fino a quelli relativi alle mense scolastiche, della gestione e della manutenzione di centri sportivi e della gestione del patrimonio immobiliare.
Gli inquirenti in particolare hanno riscontrato che il numero uno della società, rivestendo la qualità di incaricato di pubblico servizio, avrebbe fatto realizzare lavori presso l’immobile di proprietà della figlia con costi a carico della municipalizzata per oltre 13 mila euro.
Non solo, l’uomo avrebbe anche validato orari lavorativi di una delle sue dipendenti, la direttrice della farmacia comunale di Castellanza, non corrispondenti al vero.
Nell’operazioni risultano indagate altre due persone. Una è la titolare della farmacia cittadina, una 42enne castellanzese accusata di aver indebitamente percepito una retribuzione per oltre 50 ore lavorative mai prestate poiché assente all’estero o in altra provincia insieme al direttore generale. L'altra è un imprenditore di 61 anni, titolare di una ditta di infissi di Legnano a cui è addebitato il concorso in peculato.
Quest’ultimo è accusato di aver emesso fatture apparentemente riguardanti i lavori di manutenzione degli immobili di proprietà della municipalizzata, ma in realtà relativi ai serramenti installati nell’abitazione della figlia del direttore generale della società..
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