Poliziotti sotto copertura e agenti patrimonialisti per scovare irregolarità di bilancio e contrastare mafia e corruzione: sono queste due delle novità più rilevanti contenute nella rivoluzione che sta toccando il sistema investigativo della Polizia di Stato.
Come sottolinea Il Sole 24 Ore, sono già operativi i primi trenta poliziotti sotto copertura che, dopo aver superato i corsi ufficiali, sono pronti a entrare in azione nelle città di Roma, Milano, Napoli e Palermo. Il prefetto Franco Gabrielli, propugnatore del nuovo assetto d’azione, ha spiegato come i citati agenti rappresentino “una proiezione più mirata al contrasto della criminalità organizzata nella sua natura attuale: multiforme, ancora militarizzata ma sotto mentite spoglie e soprattutto specializzata negli affari illeciti, nazionali e internazionali”. Ancor più nel dettaglio, il ruolo degli "agenti spia" è quello di sondare eventuali attività mafiose, come ad esempio la corruzione all’interno degli uffici della pubblica amministrazione.
Gli agenti patrimonialisti
Ci sono poi i poliziotti patrimonialisti. Chi sono? Agenti, come sottolinea il direttore della Dac, Francesco Messina, capaci di “leggere i bilanci, conoscere il diritto societario, saper verificare conferimenti infruttiferi o controllare polizze fideiussorie sospette”. Al momento sono pronti 180 poliziotti patrimonialisti, anche se nei prossimi anni ne arriveranno altri perché questo, ha aggiunto Messina, è “un investimento ormai imprescindibile per la caratura professionale dei nostri agenti”.
L’intenzione ultima è infatti quella di colpire i patrimoni mafiosi, puntando sulla convergenza tra i poteri dei questori e le attività di indagine giudiziaria. Mentre in passato le due procedure erano fra loro indipendenti, adesso la prima è quasi in simbiosi con la seconda. In altre parole, gli scambi informativi tra Servizio centrale operativo (Sco) e Servizio centrale anticrimine (Sca) sono continui in nome di un lavoro di squadra.
Le altre novità
Per quanto riguarda le misure di prevenzione, sta per essere consolidata una nuova procedura: la cosiddetta proposta congiunta del questore e del procuratore distrettuale antimafia. Il fine ultimo è quello di rafforzare l’intesa tra l’autorità giudiziaria e quella di pubblica sicurezza, che negli anni passati non si è sempre rivelata solida. Da segnalare anche l’arrivo delle Sisco, cioè, ha spiegato Messina, “le nuove 26 sezioni specializzate della Polizia di Stato in materia di contrasto alla criminalità mafiosa costituite presso le Dda”.
Le Sisco non sono altro che uno strumento “di alta specializzazione investigativa” capace di coordinare le Sco da un punto di vista operativo.Nel frattempo bisogna segnalare che l’attività per le misure di prevenzione è in crescita. Dal 2018 al 2019 i sequestri proposti dal questore sono passati da 35 a 34, mentre le confische da 18 a 24.
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