Le aziende alimentari: "Abbiamo scorte per un mese"

Il presidente di Federalimentare tranquillizza: "In arrivo un intervento da Bruxelles per garantire le forniture dall'estero"

Le aziende alimentari: "Abbiamo scorte per un mese"

Pochi minuti dopo l'annuncio del premier Giuseppe Conte di rendere tutta Italia zona protetta, è partita la corsa ai supermercati da parte dei cittadini nonostante il presidente del Consiglio aveva specificato che non era prevista la chiusura degli alimentari. Un assalto ritenuto "ingiustificato" da Ivano Vacondio, che vuole tranquillizzare i consumatori italiani: "Abbiamo già vissuto la corsa ai carrelli quel lunedì di 10 giorni fa a Milano, con richieste che sono state il triplo di quelle ordinarie. Abbiamo fatto fronte allora, lo faremo oggi". Sicuramente a casa è rimasto qualche dipendente per motivi di salute o di assistenza familiare, ma al momento non si ha alcuna notizia "di aziende ferme per la produzione o in difficoltà produttive, neanche dal punto di vista logistico". La situazione è più complessa per quanto riguarda le spedizioni all'estero, ma i trasporti interni "funzionano tutti". Qualora dovesse servire "l'industria alimentare italiana è in grado di aumentare la produzione".

Mediamente si hanno scorte per un mese: "Il 75% della materia prima che le nostre imprese alimentari trasformano è italiana, solo un quarto proviene dell'estero". Per il restante 25% si potrebbero avere delle difficoltà: verso la fine della settimana si dovrebbero avere maggiori informazioni a riguardo. "So che Bruxelles sta già pensando a un intervento per rimuovere ogni rischio da questo punto di vista", ha però annunciato.

"L'Europa ci aiuterà"

Il presidente di Federalimentare, nell'intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, ha parlato anche degli effetti che il Coronavirus provocherà all'industria alimentare: relativamente ai consumi interni "ci sarà un travaso dalla spesa fuori casa a quella in casa, per cui non mi aspetto cali sostanziali". Un riflesso più forte vi sarà sui consumi turistici "che in Italia valgono 30,5 miliardi fra turismo nazionale e straniero". Pure il fronte dell'export ne risentirà: "Avevamo davanti un' autostrada sui mercati internazionali, se i consumatori stranieri decidono di non comprare più i nostri prodotti perché sono preoccupati per la loro salute per noi diventa un problema enorme. Più grande dei dazi, che fanno solo aumentare i prezzi". Le previsioni parlavano di una crescita del nostro export alimentare tra il 7 e il 10%, ma il timore è che il risultato possa essere da "zero virgola".

Infine Vacondio è uscito allo scoperto sui possibili interventi economici immediatamente dopo l'emergenza Covid-19: "Dovremo aumentare il debito, l'Europa ci aiuterà, ma non sarà gratis: pagheremo più interessi, e questo per le imprese significare avere meno risorse per gli investimenti.

Il grande risparmio delle famiglie italiane è una garanzia per chi finanzia il nostro debito". E ha bocciato l'ipotesi - paventata da molti - sulla riduzione delle imposte: "Meglio una politica di incentivi fiscali, sul modello Industria 4.0".

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