Demonizzata per mesi dalla più integralista propaganda ambientalista-chic e gretina, l'emergenza Covid-19 dimostra quanto la plastica possa essere importante. A dimostrazione che prima di intraprendere crociate ideologiche occorre fermarsi un attimo e riflettere. Come racconta aLa Repubblica Renato Zelcher, il ceo della veneta Crocco, una delle aziende leader in Italia dell'imballaggio flessibile, e presidente dell'associazione europea dei produttori di packaging plastico, "qualche mese fa ci avevano messo al bando come fossimo il demonio, la rovina del mondo. Ora la situazione si è completamente capovolta e lo stesso premier Conte ci considera essenziali per la salvaguardia della salute delle persone. Forse servirebbe più equilibrio nell' adottare certe misure".
Si tratta di un'azienda essenziale nella filiera che produce materiale per la lotta contro il Covid-19: la Crocco, infatti, produce contenitori sterili impiegati dall'industria che produce i tamponi. Ma è un intero settore che, demonizzato fino a poco tempo fa, si sta dimostrando fondamentale nell'affrontare l'emergenza coronavirus. Tant'è che Luca Iazzolino, Presidente di Unionplast, riporta sempre La Repubblica, chiede ora al governo di fare un passo indietro rispetto alla plastic tax. "Abbiamo colto con particolare attenzione il passaggio della conferenza stampa in diretta televisiva del 24 marzo in cui il presidente del Consiglio ha correttamente ricordato ai cittadini ed alla stampa che se noi oggi mangiamo del cibo del supermercato c' è un base di polistirolo su cui questo cibo è depositato e c'è una pellicola trasparente a proteggerlo" scrive in una nota.
Va inoltre rimarcato il fatto che le aziende del settore della plastica "hanno contribuito fin qui ad affrontare l'emergenza sanitaria anche allontanando ogni logica speculativa e commerciale, arrivando a mettere stoviglie monouso in plastica gratuitamente a disposizione delle autorità". La richiesta al premier Conte è chiara: "Chiediamo che il governo - scrive il presidente di Unionplast - in un Paese che oggi più che mai si ferma a riflettere sui cardini dell'eccellente stile di vita cui siamo abituati, riveda profondamente la portata di una tassa vessatoria e iniqua che non farà bene alla nostra industria, all'ambiente e all'Italia". Occorre, infatti, pensare subito come ripartire una volta terminata l'emergenza. Aggiungere nuove e inutili tasse (come la plastic tax) farà solamente danni, senza considerare che, sul tema del riciclo, siamo già tra i Paesi più virtuosi d'Europa.
Su questa testata abbiamo scritto più volte della follia fiscale derivante dalla nuova tassa sulla plastica. Essa entrerà in vigore dal primo luglio di quest'anno e sarà pari a 45 centesimi a chilogrammo. Come ha spiegato Nicola Porro in un articolo pubblicato su Il Giornale lo scorso febbraio, con la follia della plastic tax si incentivano le imprese italiane a delocalizzare la produzione: non solo per i vantaggi competitivi su fisco e lavoro che molti Paesi comunitari offrono, ma ora anche per il costo degli imballaggi in plastica, compromettendo centinaia di imprese della plastica identiche a quella nostra. Parliamo, oltretutto, di un settore di grande importanza. Se in tutta Italia il comparto plastica conta circa 10.000 imprese, 162mila dipendenti e un fatturato di 32 miliardi, in Lombardia si parla di 3.490 aziende e 58mila addetti.
È il caso di lasciar perdere tasse da stato etico e di rinunciare a una misura che colpirebbe pesantemente un settore essenziale nella nostra economia e nella nostra filiera produttiva. L'emergenza Covid-19 lo sta dimostrando. Le chiacchiere dei gretini stanno invece a zero.
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