Niente punizione al carabiniere (ingiustamente) accusato di aver esposto un vessillo neonazista in caserma. Si conclude così una vicenda che aveva istericamente coinvolto politica e media nazionali: l'Arma ha cancellato i tre giorni di rigore inflitti al militare 24enne riconoscendolo come semplice appassionato di storia.
I fatti sono ormai noti. Era il 2 dicembre 2017 quando su un sito fiorentino venne pubblicata la foto di una "bandiera di guerra tedesca del Secondo Reich" appesa sui muri della Caserma "Baldissera" a Firenze. Apriti cielo. Il giornalista sottolineò come quel vessillo fosse "in uso a formazioni neonaziste" e l'accostamento svastica-carabineri fece scoppiare un putiferio. Anche il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, s'inalberò col gendarme del VI Battaglione Toscana, sostenendo che chi espone uno stendardo del Reich "non può essere degno di far parte delle forze armate". In realtà bastava studiare un po' di storia per capire che l'emblema apparteneva alla Marina imperiale prussiana e non alle follie di Hitler. Ma tant'è. Il caso poi si sgonfiò e la stampa ridimensionò lo "scoop" del sito fiorentino. Ma il danno era ormai fatto.
Dopo una prima punizione inflitta a marzo (tre giorni di consegna semplice che avrebbero pregiudicato la carriera del 24enne non ancora in ferma permanente), ora il comandante del V Reggimento CC "Emilia Romagna" ribalta il verdetto. Annullando la sanzione al giovane militare. Nelle considerazioni sulla decisione, che ilGiornale.it può rivelare in esclusiva, il colonnello Raffaele Fedocci accoglie il ricorso del carabiniere perché "risulta essere sempre stato alieno non solo dal partecipare a manifestazioni neonaziste (...) ma anche dall'aver mai espresso tali riprovevoli manifestazioni del pensiero". Tradotto: nessun fanatismo politico.
A causare il malinteso, scrive il giudicante, è stato "un giornalismo attuato con procedure più affini a quelle del rotocalco da gossip che a quelle di organi deputati alla cronaca". L'avvocato Giorgio Carta, considerava infatti "assurdo" che un soldato potesse essere punito "non per quello che ha fatto" ma per "l'errore, poi smentito, di un giornalista" (che ora rischia una denuncia). Per l'Arma "l'articolista ricorre all'utilizzo di potenti strumenti di fotoriproduzione per carpire (...) in luogo militare" il vessillo "con il presumibile scopo di prospettare, riuscendovi, una notizia sensazionale". Nessun appuntato neonazista, dunque: solo scandalismo mediatico.
Il carabiniere infatti aveva sempre sostenuto di non essere a conoscenza del fatto che la bandiera fosse usata da gruppi neonazisti in giro per il mondo. Un fatto ora accertato anche dall'Arma. "La conclamata mancata partecipazione del militare a manifestazioni di tipo eversivo, nel corso delle quali si sarebbe ipoteticamente fatto uso del vessillo - si legge nel documento notificato ieri sera al diretto interessato - rende plausibile la possibile (...) mancata conoscenza dell'uso improprio" dello stendardo. Non solo. "Non può essere trascurato come" il 24enne "sia stato in grado di motivare il possesso della bandiera spiegandone le motivazioni araldiche e storiche suffragate da una passione per la storia". Passione "conclamata dalla consequenziale iscrizione alla facoltà di Storia" alla Sapienza. È escluso dunque che il carabiniere aderisca "a contesti politici pseudo eversivi". A suffragare il ragionamento c'è anche il fatto che "il luogo ove è avvenuto l'acquisto", ovvero un sito di articoli militari, "risulta alieno da qualsiasi connotazione estremistica" e non vende stendardi del nazional-socialismo.
Il comando del V reggimento fa peraltro notare che il vessillo "connota un periodo della storia tedesca qualificato da istituti democratici" distanti anni luce dal "successivo periodo dittatoriale" targato Führer. Certo: resta il fatto che alcune "formazioni di ispirazione neonazista (...) abbiano fatto uso della bandiera" prussiana. Però per il colonnello Fedocci "l'utilizzo indebito di un simbolo non può alterare il significato intrinseco", altrimenti se "gruppi eversivi" usassero un "simbolo religioso" come emblema, bisognerebbe censurare pure quello. Assurdo.
Ecco dunque perché il gendarme è stato assolto dall'accusa di aver provocato un "danno di immagine all'Istituzione": perché "non esiste alcun elemento (...
) che possa suffragare la tesi che il militare abbia usato il vessillo con un significato difforme da quello proprio" né che "lo abbia esposto con superficialità, leggerezza o scarso senso di responsabilità". Fine della (folle) corsa al carabiniere nazista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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