Se la caveranno con un semplice provvedimento disciplinare i due medici e un'anestesista che lo scorso 18 aprile, per colpa di un litigio tra loro, hanno effettuato troppo tardi un parto cesareo che è costato la vita alla neonata.
Un caso clamoroso di malasanità, all'ospedale "Di Venere" di Bari, messo in luce dalla denuncia del quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno". La sentenza non prevede il carcere ma una sospensione senza stipendio per 120 giorni (90 giorni per uno dei tre).
Ma il paradosso qual è? Se da un lato la Asl accusa "di gravi negligenze " (come si legge ancora sulla "Gazzetta del Mezzogiorno") i tre, dall'altro dichiara che non può farne a meno e che sono indispensabili. Pertanto, la Asl ha concesso la "rateizzazione" dei giorni di sospensione. I due medici si assenteranno sette giorni al mese a partire da ottobre. L'anestesista, invece, rimarrà a casa tre giorni al mese.
Ma cosa è successo quel giorno? Sulla partoriente c'era necessità di effettuare un taglio cesareo urgente, ma ha dovuto aspettare più di un'ora perchè fosse portata in sala operatoria a causa di una cattiva organizzazione nella gestione dei pazienti. Secondo quanto è emerso dalle indagini dei Nas, la sala chirurgica era stata messa a disposizione di un paziente arrivato tre ore dopo e che non era urgente come la giovane donna in procinto di partorire.
Da lì è nato un litigio tra i chirurghi e
l'anestesista che ha portato i medici a perdere tempo. Intanto la neonata è morta, di lei rimane solo un brutto ricordo. I genitori sono stati risarciti con 440mila euro. Che non saranno in grado però di restituire loro la figlia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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