Bari, un trapianto di rene "a catena" salva quattro persone

Un trapianto di rene in modalità cross-over viene effettuato da donatori "samaritani" che offrono il loro organo anche se non sono legati affettivamente al ricevente

Bari, un trapianto di rene "a catena" salva quattro persone

Per la prima volta è stato eseguito presso il Policlino di Bari un trapianto di rene incrociato altrimenti definito con modalità cross-over.

L'intervento - a cura del professor Michele Battaglia, direttore del centro trapianti di reni del nosocomio barese e della sua equipe - è stato condotto tramite programma "Deck" (DECeased-Kidney) e prevede l'uso di organi da donatore deceduto a cui segue una catena di trapianti fra coppie immunologicamente incompatibili. Si tratta, come spiega la dottoressa Furian dell'unità di Chirurgia dei trapianti di rene e pancreas dell'ospedale padovano coinvolto in questa staffetta per la vita, di un'operazione fondamentale che permette di effettuare una donazione d'organo tra persone che, anche se legate affettivamente, risultano spesso essere non compatibili fra loro.

La catena è stata innestata grazie ad un donatore cadavere di Genova che ha permesso il trapianto su un ricevente di Padova la cui moglie, a sua volta, ha messo a disposizione un rene per una donna pugliese. Il marito di quest'ultima, il prossimo 11 settembre, donerà ad un'altra coppia di Padova che chiuderà il ciclo mettendo a disposizione un organo per un malato in lista di attesa da cadavere. Il rene destinato al trapianto eseguito a Bari è giunto a bordo di un'auto della Polizia Stradale padovana. La donna che lo ha ricevuto è già in ottime condizioni e il suo nuovo organo presenta una corretta ripresa funzionale.

La modalità cross-over - per la quale i donatori vengono chiamati "samaritani" poiché compiono un atto d'amore indipendente dal legame affettivo con il paziente - è molto rara.

Si calcola, infatti, che dal 2015 ad oggi in Italia si sono verificate solo cinque donazioni samaritane che hanno consentito, a loro volta, di avviare le salvifiche catene di trapianti. Con un solo organo si è potuto, dunque, evitare la dialisi a quattro persone e di conseguenza allungare loro la vita.

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