Anche stamattina l'Italia si è risvegliata con un problema. Non si tratta dell'Europa pronta a commissariarci per il debito pubblico oltre il livello di guardia, con la manovra gialloverde che rischia di frantumare gli ultimi argini rimasti ai conti fuori controllo. E l'emergenza non è nemmeno quella di trovare le coperture per un carico pensionistico già insostenibile, e a cui la riforma della «quota 100» inseguita dai due partiti al governo finirà per aggiungere una zavorra ancora più pesante. Ebbene, stamattina l'Italia si è risvegliata con una grossa grana da risolvere: capire quale sia il modo migliore per distribuire il reddito di cittadinanza agli italiani desiderosi di sbarcare finalmente il lunario grazie a babbo Stato. Non potendo versare mese per mese i benedetti 780 euro in busta paga, non molto familiare a un disoccupato, circolano diverse ipotesi nelle stanze frequentate dai cervelloni grillini. Lo strumento migliore per veicolare il generoso assegno sarebbe quello digitale: una carta Bancomat (a patto di essere almeno intestatari di un conto corrente...) oppure una app che funzioni da tessera elettronica.
Il regalino non ha precedenti nelle altre nazioni europee, interessa 6,5 milioni di persone e come documenta il Giornale, fa gola, perché no, pure a una platea di 5mila cittadini rom nei campi italiani. Tutti dovranno avere pazienza fino alla primavera del 2019. Giusto in tempo per le prossime Europee, ma questa è un'altra storia. Nel Paese in cui il vicepremier Luigi Di Maio ha «abolito la povertà» dal salotto di Porta a porta e la notte dello scontro frontale con il ministro dell'Economia è in vena di brindare allo sforamento monstre del deficit/Pil sul balcone di Palazzo Chigi, ecco, su quei soldi piovuti dall'alto il governo della «decrescita felice» adesso pone una questione etico-morale. Siccome qualsiasi acquisto dev'essere tracciabile, per cosa è giusto e per cosa è sbagliato spendere il reddito di cittadinanza? Dilemma notevole. Il viceministro dell'Economia, la grillina Laura Castelli, in proposito sembra avere le idee chiare. Esempio pratico: se un disoccupato attinge ai 780 euro per comprare un passeggino per il pupo è tutto a posto, se invece (passando probabilmente gran parte della giornata sul divano...) si compra un televisore di ultima generazione allora diventa un approfittatore, indegno di meritare l'omaggio statale. Al netto delle difficoltà di mettere in piedi una sistema di controllo e di sanzioni basati sui comportamenti di spesa degli individui, siamo al grottesco. Anzi, un passo oltre.
Ma forse è lecito attendersi persino questo da un governo che ha come portavoce un ex inquilino della casa del Grande Fratello. Il reality qui non c'entra, eppure tutto si tiene. In senso orwelliano, nel mondo immaginato dal M5s lo Stato che elargisce denaro pubblico ha per forza di cose il diritto di guardarci nel portafogli e di spiarci nel tinello alla ricerca di un elettrodomestico nuovo di zecca. Non fa una piega.
Se la povertà sta morendo, anche la privacy comincia a non sentirsi granché bene. Benvenuti - si fa per dire - nell'era delle contraddizioni a 5 Stelle: dove chi governa sfrutta il nome di Rousseau come brand e poi intende rinchiuderci in una gabbia degna del peggiore socialismo sovietico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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