Bergoglio è "..il terzo Papa che ho incontrato nella mia ricerca della verità. Con lui il muro in Vaticano su questa vicenda si è alzato più di prima". E ancora: "La cosa certa è che in Vaticano sanno. Il loro comportamento in questi 34 anni mi autorizza a pensarlo. La verità è qualcosa che pesa sull’immagine della Chiesa. Il Vaticano ha voluto evitare che la verità emergesse e ha avuto come complici lo Stato italiano e quei magistrati che non hanno puntato il dito sulle persone che erano a conoscenza di quanto avvenuto". A parlare è Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, per il quale la sorella resta "viva fino a prova contraria". In un lungo virgolettato riportato in esclusiva su Spy, Pietro Orlandi ha svelato, tra le altre cose, come Papa Francesco gli abbia confidato che la sorella è "in cielo". Emanuela Orlandi, insomma, sarebbe morta, ma il fratello non pare disposto a smettere di indagare sulla vera sorte della sorella tragicamente scomparsa il 22 giugno del 1963.
Monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato del Vaticano, aveva respinto in passato la richiesta di Pietro Orlandi finalizzata a riaprire il dossier sulla ragazza scomparsa: "Non possiamo fare altro che condividere, simpatizzare e prendere a cuore la sofferenza dei familiari. Non so se la magistratura italiana abbia nuovi elementi, ma - aveva sottolineato Becciu lo scorso giugno - da parte vaticana non c'è nulla da dire in più di quanto non si sia già detto". Il caso per papa Bergoglio e per la Santa Sede sembra essere chiuso.
"Voglio ricambiare la solidarietà che ho ricevuto - ha dichiarato a Spy Pietro Orlandi - "Quando hai una storia come la mia, senti il bisogno di aiutare gli altri. Questo ti fa stare bene. In questi decenni nelle manifestazioni per Emanuela ho conosciuto molti familiari di persone scomparse che hanno sempre vissuto tra l’indifferenza dei media, degli inquirenti e dell’opinione pubblica. Ora voglio che la voce di Emanuela sia quella di quei ragazzi e ragazze svaniti all’improvviso dei quali non si è mai parlato. Voglio che si riaccenda una speranza per le famiglie", ha sottolineato.
L'intervista contiene anche un dettaglio sulla vicenda del quale non si era mai accennato pubblicamente: "Il momento peggiore di questi 34 anni è stato nel 1993, dopo alcune segnalazioni fotografiche inviate alla magistratura, eravamo sicuri di aver ritrovato Emanuela in Lussemburgo. Anche il giudice e l’attuale vice Capo della Polizia erano convinti di aver risolto il caso. Siamo andati a prenderla, io le avevo comprato un regalo. Non era mia sorella: in un attimo siamo passati dalla gioia più totale alla disperazione più buia. Non dimenticherò mai l’espressione sul viso di mia madre. Fu come se ce l’avessero rapita un’altra volta", ha svelato il fratello della figlia di un dipendente del Vaticano. Bergoglio, tuttavia, si sarebbe distinto, rispetto a questa vicenda, per aver reagito con un atteggiamento di particolare chiusura verso le richieste provenienti dalla famiglia Orlandi. Le tre figlie di Pietro, adesso, hanno formato un gruppo musicale: "The Coraline". Le tre hanno partecipato due anni ad "X Factor", ma il cognome che portano non le avrebbe aiutate: "Prima di Natale Rebecca, Salomè ed Elettra hanno suonato all’Ariston come vincitrici del contest musicale organizzato da Red Ronnie. Hanno anche partecipato alla selezione per Sanremo Giovani con un brano molto forte sui problemi dell’Italia.
Non sono state prese perché, ho saputo in maniera ufficiosa, il testo è troppo scomodo, come lo è il cognome che portano. Ma loro non mollano, sono testarde come me". Pietro Orlandi non molla, nonostante il "muro" che sarebbe stato eretto in Vaticano da Bergoglio.
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