C'è l'ipotesi di un gioco online dietro la morte di un bimbo di 9 anni che, lo scorso 25 gennaio, fu ritrovato senza vita con una cordicina legata attorno al collo. Secondo la procura di Bari, la giovanissima vittima potrebbe aver partecipato a una challenge estrema su internet, un "gioco" mortale che gli sarebbe costato la vita. A fronte egli elementi indiziari raccolti, è stato aperto un fascicolo contro ignoti con l'ipotesi di reato per istigazione al suicidio. La chiave di volta del caso, secondo gli inquirenti, potrebbe essere nella cronologia degli ultimi video su YouTube. Per venire a capo della verità, il pm Angela Maria Morea sta tentando la strada della rogatoria internazionale in Irlanda.
Il suicidio sospetto
I fatti risalgono allo scorso gennaio. Il bimbo, residente nel quartiere San Girolamo di Bari, era stato ritrovato impiccato, con una corda di fortuna attorcigliata alla gola, nella sua cameretta. Scartata fin da subito l'ipotesi di un atto volontario - non sono state rilevate circostanze o comportamenti che potrebbero motivare una decisione consapevole - gli inquirenti avevano ventilato la possibilità di una sfida estrema su internet a cui il ragazzino avrebbe partecipitato ignorando le conseguenze. Verosimilmente si tratta della cosiddetta "blackout challange", un "gioco" mortale animato da un personaggio misterioso - Jonathan Galindo - con il volto mascherato da cane. Tra il 2020 e il 2021 si ritiene che moltissimi teenager siano finiti nella trappola del misterioso sconosciuto.
Il sequestro dei dispositivi e la richiesta di rogatoria
A fronte dell'intricato quadro indiziario, il Tribunale di Bari aveva aperto un fascicolo per istigazione al suicidio contro ignoti pur non escludendo nessuna altra pista. Nei dispositivi digitali analizzati dai periti incaricati dalla procura, non sarebbero emersi però elementi utili alle indagini. Tuttavia, come ben ricorda Il Messaggero, è stato accertato che il bimbo avesse confidato ad alcuni compagni di scuola di "avere paura" dello sconosciuto che minacciava "di andare a prenderlo" se si fosse rifiutato di partecipare alla sfida estrema.
Dopo aver avuto conferme dagli esami cadaverici della morte per soffocamento, e aver passato al setaccio il computer e lo smartphone in uso al bimbo, il pm Angela Morea è a caccia della verità.
Secondo il procuratore di Bari la risposta alle circostanze sospette del decesso è negli ultimi video visionati dalla vittima prima dell'estremo gesto. Per questo motivo è stata formalizzata una richiesta di rogatoria internazionale in Irlanda: la soluzione del rebus potrebbe essere in quei dati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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