Bollette nuova pandemia

La nuova emergenza nazionale sta nei numeri e nei segnali lanciati dalle categorie di imprese e lavoratori

Bollette nuova pandemia

La nuova emergenza nazionale sta nei numeri e nei segnali lanciati dalle categorie di imprese e lavoratori. L'emergenza energetica è per il Paese il nuovo Covid-19. Una crisi grave e sostanzialmente imprevista nelle sua improvvisa accelerazione. I numeri sono quelli di una bolletta aggregata di 37 miliardi nel 2022 solo per l'industria italiana. Il calcolo è di Confindustria e la dimensione relativa di ciò di cui si parla è data dal confronto con gli anni precedenti: +17 miliardi rispetto all'anno scorso. Ma, soprattutto, +29 rispetto al 2019, vale a dire il cosiddetto pre-covid. Quindi basta poco per mettere a fuoco il problema: se il Pil è il fatturato della corporate Italia e la bolletta energetica è uno dei principali costi per produrlo, assistiamo a una situazione in cui, rispetto al pre-covid, il Pil di fine 2021 è ancora sotto di almeno il 3%, ma al suo interno se la deve vedere con costi lievitati del 150%. E se si guarda al 2022 peggio ci sentiamo: il Pil è previsto in rialzo del 4%, quindi finalmente oltre il pre-covid; ma ci arriverà con una bolletta energetica più alta del 70-80% rispetto all'anno scorso: ai numeri della Confindustria si sono aggiunti ieri quelli di Confcommercio, 20 miliardi di costi di gas ed elettricità contro gli 11 del 2021.

Cosa ci dice tutto questo? Ci fornisce un quadro molto preciso: la strada che ci aspetta nel 2022 è ancora più irta di ostacoli di quella che avevamo davanti un anno fa. Il riferimento, per niente casuale, è al governo di Mario Draghi, chiamato a Palazzo Chigi esattamente 12 mesi addietro perché non c'era più altra soluzione che la sua per sollevare il Paese schiacciato dalla pandemia. Nel febbraio 2021 ci siamo giocati il jolly della Repubblica perché le carte erano finite. Allora avevamo davanti un'economia da risollevare (ma il rimbalzo era fisiologico), i fondi del Pnrr da portare a casa (ma già stanziati) e i vaccini da fare (già inventati e partiti). Tre sfide i cui contorni erano conosciuti e che - superati ostacoli abbastanza prevedibili - sarebbero andate in discesa. Ebbene oggi ci pare che, un anno dopo, i problemi che il Paese ha di fronte siano ancora peggiori, perché legati a variabili assai più indipendenti dalla nostra volontà di quanto lo fossero quelle che hanno chiamato in causa Draghi. La crisi energetica richiede soluzioni urgenti e strutturali a livello di governo, sia sul piano domestico, sia in Europa, avendo a che fare con politiche energetiche comunitarie di lungo periodo e con i nuovi vincoli di sostenibilità. E, a ruota, ci avviamo ad avere inflazione galoppante nei carrelli della spesa e tassi d'interesse in crescita sul mercato del credito.

Non sappiamo se trattasi di

tempesta perfetta. Ma non pare certo il momento di abbandonare la nave. E se è vero che abbiamo ancora un jolly, non giocarlo ancora in un esecutivo forte ed autorevole renderebbe più probabile, se non sicuro, il naufragio.

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