Brindisi, giallo sull'assassino "Il mostro non sono io ma mi hanno rovinato"

L'ex ufficiale Raffaele Nicoli è stato il grande sospettato. Interrogato per ore e poi rilasciato con tante scuse: non era a Brindisi. Calci e sputi sull’auto del sospetto killer

Brindisi, giallo sull'assassino "Il mostro non sono io  ma mi hanno rovinato"

«Il mostro dietro al chiosco del­la scuola non sono io! E se adesso non mi trovo in galera al posto del vero assassino è solo per una stra­ordinaria coincidenza: quand’è scoppiata la bomba alla scuola mi trovavo lontano da Brindisi». An­cora trema, il Grande Sospettato. È precipitatoall’inferno, ma è tor­nato a respirare l’aria buona di campagna dove s’è nascosto per sfuggire ai media e alla folla infero­cita pronta a linciarlo. Raffaele Niccoli, padre di tre ragazzi, uffi­ciale dell’aeronautica militare in pensione, è stato a lungo sospetta­to di essere il killer di Melissa per­ché l’apparenza lo incastrava alla perfezione:l’età coincideva,il fisi­co e il volto pure, quei trascorsi lon­tanissimi nell’Arma azzurra colle­gata ai sospetti di vicinanza al Si­smi, alle frequentazioni con citta­dini mediorientali, alla passione per l’elettronica, sembravano completare il puzzle. Era troppo perfetto per non essere il mostro, e infatti il mostro non era. Torchia­to fino all’alba dagli investigatori, è stato rilasciato con tante scuse. Ma il suo nome è trapelato lo stes­so, e la foto che aveva postato su fa­cebook ha fatto il giro del mondo accompagnata a interrogativi che non avevano ragion d’essere.

Grazie ai preziosi consigli del suo avvocato Paolantonio D’Ami­co, Niccoli non è andato fuori di te­sta, ha tenuto la barra dritta, ha evi­tato di finire in pasto all’opinione pubblica anche quando la polizia ha ufficialmente dichiarato che Niccoli era completamente estra­neo all’uomo misterioso ripreso nel video. Il mostro per un giorno affida al proprio legale il resto del suo amaro sfogo. «Sono state le ore più lunghe e drammatiche del­la mia vita. Credevano davvero fos­si­io l’autore di quel gesto agghiac­ciante e vigliacco, un poliziotto pensava di avermi riconosciuto ma non era così». E com’era allo­ra? Tocca all’avvocato mettere a posto i tasselli mancanti. «In que­stura, alla visione del video,pensa­vano davvero che l’attentatore fos­se Raffaele. Tant’è che alle otto la Digos si presenta sotto casa e lo blocca». L’interessato racconta di esser rimasto di sasso. Senza paro­le. Quando inizia la perquisizione a casa contestualmente finisce dritto in questura. Nel corso del­l’interrogatorio gli chiedono con­to di un foglio di giornale con l’im­magine dell’istituto Morvillo rin­venuto in cucina. Un indizio deva­stante? «Macché –sbotta l’avvoca­to D’Amico – per prima cosa non era un foglio di giornale a se stante bensì una copia di un quotidiano locale, Senza Colonne, del luglio di cinque anni prima, dove a pagi­na 13 c’era un articolino che dava conto delle pagelle delle studen­tesse in quell’istituto ». Eppoi a sca­gionarlo definitivamente è stato il riscontro sul suo alibi. «Il giorno prima del fermo ero a Bari, dove so­no arrivato in aereo dalla Grecia». Dopodiché la Dea Bendata gli ha stampato un bacio in fronte man­dandolo a dormire a casa del figlio a Bari. «L’indomani – prosegue l’avvocato –di buon ora si è sveglia­to ed è partito alla volta di Brindisi dove è arrivato intorno a mezzo­giorno, quasi quattro ore dopo l’esplosione».Se avesse tirato drit­to senza fermarsi dal primogeni­to, a quest’ora l’Italia sarebbe un paese in festa per aver assicurato alle patrie galere un colpevole, che tale però non sarebbe stato.

«Lo hanno sentito a sommarie informazioni testimoniali fino al­le 6 del mattino di domenica – chiosa il legale – e quando hanno fatto tutti i riscontri sull’alibi di Niccoli avendo solo a quel punto contezza che nulla c’entrava con la strage, lo hanno lasciato libe­ro ». Lui come altri sospettati poi ri­lasciati. «Peccato però –conclude D’Amico - che solo il suo di nome sia uscito a quel modo. Raffaele non ce l’ha con la polizia che giu­stamente ha scavato in ogni dire­zione. Ce l’ha con chi gli ha distrut­to l­a vita senza pensare alle conse­guenze ». Il tempo di concludere la chiacchierata e Niccoli tira un sospiro lungo così. «Ho avuto pau­ra quando mi sono accorto che tut­ta Brindisi, e l’Italia intera, parla­va di me. Sono scappato, mi sono nascosto e ancora adesso faccio fa­tica a riconquistare un briciolo di serenità.

Penso a quella povera ra­gazza, all’assassino che l’avrebbe fatta franca se anziché dormire a Bari avessi dormito a Brindisi. Penso alla caccia all’untore da cui mi sono salvato: nella peggior sfor­tuna sono stato incredibilmente fortunato».

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