Il bus antigender continua a far parlare di sé. Il pullman arancione promosso da CitizenGo Italia e Generazione Famiglia, infatti, è partito per il suo tour italiano, tour che prevede una serie di tappe volte alla sensibilizzazione riguardo alla cosiddetta "ideologia gender". Una campagna espressamente contraria alla presenza del gender nelle scuole, che sta suscitando numerose reazioni nel mondo associativo e politico. Una su tutte, l'etichetta di "transfobico" rispetto alla scritta stampata sui fianchi del bus: "I bambini sono maschi, le bambine sono femmine", immediatamente affibiata da molti contestatori del web. Nella giornata di ieri, il Comune di Firenze ha rilasciato un comunicato nel quale definiva la campagna per la libertà educativa dei genitori di "chiaro intento discriminatorio". E a Bologna, luogo che il bus dovrebbe raggiungere il 27 settembre, i Cobas starebbero organizzando una manifestazione di protesta contro il passaggio del mezzo. Insomma, questa iniziativa non riesce a passare inosservata. Tanto che sull'Espresso è stata definita come "l'ultima follia firmata Family Day". Gli organizzatori deviano e smentiscono qualunque accusa basata su ipotetici intenti discriminatori e, parafrasando Chesterton, insistono nel dire che la loro azione è tesa a ribadire una semplice verità, come il fatto che due più due faccia quattro o che l'erba sia verde: "Ovviamente rispediamo al mittente le accuse del Comune di Firenze: la nostra campagna non discrimina nessuno ma è a difesa del diritto di priorità educativa della famiglia: che i bambini siano maschi e le bambine femmine non è un'opinione, è biologia".
La rotta del bus, intanto, prosegue e, dopo essere partita da Roma lo scorso 23 settembre, ha toccato Firenze, per poi proseguire alla volta di Milano, Brescia, Bologna, Bari, Napoli e ancora Roma. Questo pullman arancione ai benpensanti non piace proprio e le possibili contestazioni italiane sarebbero solo la continuazione di quanto già avvenuto in molte altre nazioni. Il dissidio, però, proviene specialmente da alcuni ambienti progressisti: George Soros ha recentemente twittato un articolo della Open Society Foundation sulla "falsa narrativa" che starebbe circolando in Sudamerica sulle tematiche di genere, un pezzo condito dalla foto del bus in questione; la giunta comunale di Madrid, amministrazione guidata da Podemos, vietò il passaggio del pullman; Chelsea Clinton, la figlia dell'ex candidata a presidente degli States, si è espressa negativamente sulla presenza dell'iniziativa in America. Davanti la sede dell'Onu, poi, durante una regolare sosta, il bus sarebbe stato pesantemente danneggiato. In Italia, per ora, sono le associazioni Lgbt ad alzare i toni sulla presenza del bus nelle varie città italiane. Proprio all'Espresso, il segretario di Arcigay nazionale, ha recentemente dichiarato che: "Il movimento no gender è una delle strumentalizzazioni più odiose, che lavora sulla mistificazione e sulla paura...".
Un nuovo avversario, insomma, da contrastare idealmente: un bus condotto da ragazzi, per buona parte universitari, che osa propagandare le differenze tra bambine e bambini. E i temibili strumenti della campagna spesso definita "discriminatoria", sono dei volantini arancioni. Il passaggio avvenuto a Firenze, infine, si è svolto all'interno di un clima politico abbastanza surriscaldato.
Il convegno "Bambini in rosa", organizzato nella Sala Gonfalone del Consiglio Regionale della Toscana e promosso dal pediatra e consigliere di Sinistra Italiana Paolo Sarti, convegno finalizzato ad affrontare il tema della "transessualità in età prescolare", prevedeva la presenza di un minore in "transizione" dal sesso femminile a quello maschile. Giovanni Donzelli, consigliere regionale di Fdi, ha protestato sostenendo che: "la sinistra sfrutta bambini per convegno gender". Il bus antigender, in definitiva, sta diventando un caso a tutti gli effetti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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