Elettrodomestici, tappeti, caldaie, pentole. Persino mutande, indumenti e corserve. Di tutto e di più. Il bottino di guerra depredato dagli uomini di Vladimir Putin sembra quello di un bazar. Al loro passaggio nelle città ucraine bombardate o messe sotto scacco, i soldati del Cremlino fanno razzia di quel che trovano nei negozi e nelle abitazioni private. La loro condotta ladronesca, peraltro, non è affatto una leggenda metropolitana: le immagini registare da decine di telecamere di videosorveglianza, mostrano i saccheggi operati dai militari russi in Ucraina in ormai quattro mesi di guerra.
L'elenco dei beni sottratti, come accennato, è variegato: si va dagli oggetti di valore ai beni di prima necessità. Dai gioielli ai gel per la doccia. Ma dalle abitazioni e dai locali messi a soqquadro spariscono anche computer, smartphone, sigarette elettroniche, pezzi d'arredamento, utensili da cucina. Tra gli oggetti più attenzionati dai russi ci sono anche prodotti per l'igiene, lavatrici, shampoo, calzini e slip. Un dato che sorprende e che attesterebbe - secondo i media ucraini - le condizioni di miseria nelle quali i militari dello Zar sono stati lasciati. Molti di essi, giovanissimi e senza esperienza sul campo, riceverebbero peraltro una paga piuttosto misera, a fronte dei rischi elevati di una missione ben diversa da come gli stessi soldati la avevano immaginata.
In alcuni casi, la refurtiva viene utilizzata direttamente dai combattenti di Mosca, in altri invece viene spedita in Russia. Quest'ultimo aspetto era emerso con chiarezza già nelle scorse settimane, a partire dai primi giorni di guerra: le telecamere di sicurezza di un centro spedizioni bielorusso, ma vicino al confine ucraino, avevano ripreso gli uomini di Putin mentre impacchettavano oggetti ed elettrodimestici per inviarli alle famiglie. La pratica sembra essersi diffusa tra i reparti dell'esercito russo, senza ricevere alcun tipo di riprovazione dall'alto. In alcune intercettazioni pubblicate nei giorni scorsi dai servizi di sicurezza di Kiev e attribuite ai russi, un ufficiale di Mosca avrebbe spiegato alla moglie di essere stato autorizzato a compiere quelle razzie. "Il saccheggio non è punibile. È consentito. Putin lo ha permesso", si legge nella trascrizione della conversazione.
Così, tra ucraina e Russia, il traffico di beni sottratti prosegue senza sosta.
Secondo quanto si apprende, non mancherebbero nemmeno furti di uniformi militari appartenenti alle forze armate di Kiev: secondo i più sospettosi, in alcuni casi quelle divise sarebbero state utilizzate dai militari di Mosca per compiere azioni sotto copertura o sotto falsa bandiera. Ma su questo aspetto non ci sono particolari riscontri. Diversamente, si susseguono le denunce da parte ucraina di oggetti spariti dalle abitazioni e di merci sottratte dai negozi.
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