Il mare, in alcune zone della Campania, è ancora usato come discarica. Infatti, dei 150 depuratori presenti sul territorio, quelli in funzione e a norma si contano sulle dita d una sola mano: sono appena 5.
Lo smaltimento dei fanghi prevede, secondo la normativa dell'Unione Europea, tre cicli di trattamento: uno chimico, uno biologico e di abbattimento dei nutrienti e, infine, un impianto per essiccare i fanghi. Solo 5 dei depuratori campani rispetano queste regole. Tra quelli non a norma, ci sono anche i cinque impianti di Cuma, Acerra, Marcianise, Foce Regi Lagni e Napoli nord, che lo scorso inverno erano finite al centro di uno scandalo su presunte trattative illecite, come ricorda il Corriere della Sera. Da aprile 2017, i depuratori avrebbero dovuto essere trasferiti ad altra gestione, ma solo recentemente è avvenuto il passaggio di consegna. Poi c'è la vicenda del depuratore di Capaccio, che a causa di un guasto ha disperso in mare milioni di dischetti di plastica, che avevano invaso le coste italiane, spagnole e francesi.
Ma la situazione, in alcune parti della Campania è anche peggiore. Decine e decine di Comuni, infatti, non sono nemmeno allacciati ai depuratori, perché gli impianti non sono ancora stati completati. Napoli, per esempio, continua a scaricare in mare le fogne di alcuni quartieri.
In mare finiscono anche gli scarichi delle case abusive, non allacciate alla rete di depurazione, o quelli delle industrie che svolgono attività in nero.Intanto, in alcune zone balneari, le analisi hanno evidenziato il superamento del limite della quantità di batteri di origine fecale: i sindaci dovranno emanare ordinanze per il divieto di balneazione.
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