"Sono qui da ore con le mani in mano", urla una volontaria vicino alla sua ambulanza mettendo in imbarazzo la responsabile. La signora, che non vuole rilasciare interviste, è alterata e dispiaciuta. È corsa ad Amatrice per prestare soccorso, certo non pensava di dover stare ferma per ore in attesa che la macchina burocratica le dicesse cosa fare. "Non ce la faccio più: non sono venuta qui per questo", continua. Una collega cerca di placarla dicendole che "chi sta lavorando è stanco e servirà il cambio". In realtà Amatrice è satura di operatori. E alcuni sono senza lavoro.
Per arrivare nel centro laziale crollato sotto i colpi del terremoto, percorriamo a piedi la strada regionale 577 che porta alla parte alta di Amatrice. La folla di soccorritori, vigili del fuoco, unità cinofile e pure di CasaPound sembra una piovra. I tentacoli si muovono in ogni direzione, seguendo le difficili indicazioni dei vigili urbani. Non cambia molto rispetto ad una strada di Roma nell'ora di punta. Forse è per questo che la Capitale ha inviato qui alcuni suoi pizzardoni.
In questo caos capita che le ambulanze debbano stare immobili anche per un'ora. "Mettiti in fila - dice un ragazzo con la pettorina della Croce Rossa ad un collega - noi siamo in coda da almeno 50 minuti". Centinaia di metri di automediche, ambulanze e mezzi di soccorso incolonnati.
Sembrerà strano. Ma Ad Amatrice la solidarietà è stata anche troppa. Difficile da dirsi in un momento drammatico come questo, eppure l'impressione che si ha attraversando le vie "operative" della città è che i coordinatori si trovino in difficoltà a gestire il flusso. Dal centro direzionale fanno sapere che non servono "persone non qualificate". Ma gli italiani accorsi in aiuto sono talmente tanti che è stato necessario posizionare un camper della Protezione Civie per provare a smistarli. "Non sono molto organizzati - bisbiglia un altro volontario - ieri ho lavorato tra le macerie ma oggi ancora non mi hanno detto cosa fare".
Il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, è stato chiaro: "Bisogna ridimensionare il numero dei soccorritori rispetto alle reali esigenze", perché ormai "c'è anche troppa gente e serve tranquillità". Lo Stato ha risposto al cataclisma con 2.144 operatori, divisi tra forze di polizia, protezione civile e Croce Rossa. Non mancano l'Esercito e i Vigili del Fuoco.
Poi ci sono l'Ordine di Malta, le Ong islamiche, i terremotati de L'Aquila, la Caritas e altre dicine di organizzazioni varie. Ognuno porta qualcosa, col rischio di rimanere incolonnati per ore o di esser lasciati "con le mani in mano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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