I dubia dovranno avere una risposta, prima o poi. A sostenerlo è stato il cardinale Raymond Leo Burke, che ha deciso così di tornare a parlare di un argomento che sembrava finito nel dimenticatoio.
Lo ha fatto nel giorno in cui è stato commemorata la figura di un altro cardinale, Carlo Caffarra, che con il porporato statunitense, Brandmueller e Meisner aveva apposto la sua firma ai dubia su Amoris Laetita, l'esortazione apostolica del pontefice argentino che, stando all'interpretazione di questi quattro cardinali e di altri, avrebbe aperto alla comunione per i divorziati risposati. L'arcivescovo emerito di Bologna è scomparso proprio un anno fa ed è stato ricordato, attraverso un convegno, presso una sala del Senato della Repubblica.
Quelle cinque domande - ha dichiarato il porporato americano - "devono avere una risposta". L'alto prelato ha detto di aspettarsi una replica semplice e di pregare ogni giorno affinché quest'ultima arrivi: "Sì o no, basta, non è complicato". Si ricorderà come Papa Francesco, sempre secondo quanto prospettato dai firmatari della lettera in questione, non abbia mai fornito un chiarimento ufficiale. Il Santo Padre dovrebbe, come atto dovuto, procedere con una precisazione: questo, stando alle dichiarazioni di Burke, sarebbe un gesto necessario.
Il "capofila dei tradizionalisti", così come viene spesso definito, ha anche ribadito l'attualità e la validità della Correctio Filialis, ma ha preferito soprassedere sulle ipotetiche conseguenze dottrinali: "Parlarne ora è complicato". "Restano i dubia - ha continuato l'ecclesiastico, come riportato dall'Ansa - che sono ai fondamenti della vita cristiana e devono avere una risposta".
Dopo aver evidenziato che Caffarra non è affatto stato un "nemico del Papa", Burke si è soffermato sull'ipotesi che la mancata ricezione dei dubia possa aver contribuito al peggioramento delle condizioni di salute di Caffarra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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