"Gli ospiti li ho trovati sereni, anche se un pò spaesati. Ho incontrato cittadini del Bangladesh, del Gambia; mi hanno detto che c'erano anche giovani del Mali". Il direttore della Caritas di Porto Santa Rufina, don Emanuele Giannone, è andato a visitare i profughi appena arrivati a Casale San Nicola, ma non si è degnato di andare a sentire le ragioni dei residenti che per più di un mese hanno vissuto nelle tende davanti alla struttura che Alfano ha riservato ai migranti.
C'è un motivo: il prete, infatti, crede che le proteste degli italiani siano guidate dall'ignoranza. A sostenere queste manifestazioni - ha detto - "c'è sicuramente la mancanza di informazione, la mancata conoscenza delle storie". Il direttore della Caritas ha glissato anche sulle richiesta dei cittadini di avere maggiori garanzie per la sicurezza nella zona intorno al casale che ora ospiterà i profughi: "Una cosa da sapere - ha detto - è che alcuni di loro chiederanno la protezione internazionale per motivi umanitari, ma qualcuno anche per motivi di salute".
Una bacchettata a quei residenti che, invece, denunciano la presenza nel casale di persone provenienti da paesi in cui non ci sono conflitti tali da giustificare lo status di profugo. Eppure il direttore della Caritas saprà che a molti dei migranti trattenuti nelle strutture di accoglienza vengono respinte le domande di diritto d'asilo. Per don Giannone, però, il problema sono gli italiani che non sono informati: "Forse qualcuno a questi residenti dovrebbe spiegarlo, perchè loro si aspettano che o viene il siriano o viene l'eritreo, oppure gli altri non siano meritevoli di protezione internazionale".
Infine, la stoccata anche sulla manifestazione di ieri finita in rissa con la polizia: "Tante delle loro perplessità, alcune anche ragionevoli, in un clima sereno, potrebbero trovare delle risposte soddisfacenti e non arrivare a queste situazioni di contrasto o ancora peggio, come è stato ieri, di scontro". Tuttavia per il parroco le 'perplessità ragionevoli' non sono le legittime richieste di vedersi riconosciuti gli stessi diritti che vengono regalati ai profughi, ma "il fatto che la struttura si trova in fondo ad una strada difficilmente percorribile e non illuminata".
Si è ben guardato, infatti, dall'andare a far visita agli 538em;">italiani in difficoltà che si sono visti scavalcare dagli immigrati. Non tanto per la strada poco illuminata: evidentemente, preferisce i gli immigrati.
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