Caso Vannini, la Cassazione: "Fu omicidio volontario, serve un nuovo processo"

La rilevazione del pg: "Tutti gli imputati per 110 minuti hanno mantenuto condotte omissive, menzognere e reticenti di fronte agli operatori sanitari"

Caso Vannini, la Cassazione: "Fu omicidio volontario, serve un nuovo processo"

"Quello di Marco Vannini fu omicidio volontario, serve un nuovo processo". Questa la richiesta espressa dal procuratore generale in vista della sentenza della Cassazione prevista per la giornata di oggi, venerdì 7 febbraio. Una notta misteriosa, assurda, sulla quale permangono ancora molteplici dubbi e nella quale avvenne il decesso del 20enne, morto alle ore 3.10 del 18 maggio 2015 mentre si trovava a bordo di un'elisoccorso che lo stava trasportando all'ospedale Gemelli di Roma dopo essere stato colpito da un'arma da fuoco. Al Pit di Ladispoli era arrivato in codice verde perché agli infermieri era stato detto che si era "ferito con un pettine a punta scivolando nella vasca". In realtà un proiettile era entrato dal suo braccio, sotto la spalla destra, trapassando polmone e cuore.

E sarebbe stato proprio questo fattore ad aver provocato la morte del ragazzo: "Marco Vannini non è morto per il colpo di pistola, ma per i 110 minuti di ritardo nell'allertare i soccorsi". Infatti tutti gli imputati "per ben 110 minuti mantennero una condotta omissiva, menzognera e reticente. La gravità della situazione era sotto gli occhi di tutti loro. Se metto una bomba su un aereo non posso dire che non volevo far morire delle persone. Nel caso di Marco Vannini il proiettile è come la bomba di quell'aereo".

"Vicenda disumana"

Il pg dunque chiede di annullare la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Roma, che ha ridotto da 14 a 5 anni di reclusione la condanna per Antonio Ciontoli, accusato dell'omicidio del fidanzato di sua figlia. Elisabetta Ceniccola, sostituto procuratore generale della Cassazione, nel corso della requisitoria davanti alla prima sezione penale ha dichiarato che si tratta "di una vicenda gravissima per la condotta degli imputati e addirittura disumana considerati i rapporti con la vittima. Marco era un ospite in quella casa e come tale andava trattato". Il magistrato ha poi aggiunto: "Ciontoli ha agito e ha avuto l'adesione di tutti per evitare conseguenze per lui dannose dal punto di vista lavorativo".

Questa mattina fuori dalla Cassazione si è tenuto un sit in per chiedere giustiza e verità per Marco, proprio nella giornata in cui è attesa la decisione dei giudici della Suprema Corte. Marina Conte, la madre del giovane, prima di entrare in Cassazione ha parlato della famiglia Ciontoli: "Se ha una coscienza dovrà pensare a quello che ha fatto. Mio figlio si poteva salvare.

Oggi qui c'è l'esercito di Marco che ci ha sostenuto in questi anni: familiari, amici e tanta gente che ha scelto di essere con noi, c'è anche chi arriva dall'estero. Ringrazio tutti quelli che sono qui accanto a noi in questa giornata".

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