Avevano scelto di amarsi per tutta la vita. Una promessa fatta "nel nome di Allah, il sommamente Misericordioso, il Clementissimo" come recita all'inizio della cerimonia il wali (il tutore della sposa). Ma questo matrimonio si è rivelato da subito sbagliato perché il marito, un uomo egiziano, si è mostrato diverso tra le pareti domestiche.
È la storia di una giovane donna italiana di fede musulmana che ora è "imprigionata" in un matrimonio che non può sciogliere. Si è rivolta all'Imam del centro islamico in cui si è sposata chiedendo la separazione dal marito, ma l'imam le ha risposto che fa questo lavoro per hobby e che, quindi, non ha i requisiti per poter annullare la sua unione. Il fatto è accaduto a Catania. A darne notizia è il quotidiano on line "Daily Muslim".
A denunciare il caso è l'associazione nazionale musulmani italiani. La giovane sposa si è rivolta al presidente per chiedere aiuto. "È al vaglio del consiglio giuridico dell'associazione l'annullamento del matrimonio", ha dichiarato al Giornale.it Raffaello Yazan Villani, presidente dell'associazione. Ci sarebbero tutte le prove per poterlo fare perché, a detta di Villani, il marito ha avuto, nei confronti della donna e della sua famiglia, dei comportamenti persecutori. "Le ho anche suggerito di denunciarlo per stalking alla polizia perché queste storie non si sa come possono finire", ha aggiunto Villani.
"Situazioni, queste, che purtroppo avvengono troppo spesso: imam che si autodefiniscono e si auto celebrano come tali, che rifiutano di aiutare sorelle italiane in estrema difficoltà per divorziare da arabi spesso compiacenti (se non complici) di questi imam fai da te" scrive in una nota l'Anmi (l'associazione nazionale musulmani italiani, ndr). Il vero problema, infatti, secondo il presidente è che "il 95 per cento delle persone che si dicono Imam, in realtà non lo sono. I veri imam sono quelli che si sono laureati in teologia islamica o che hanno ricevuto l'ijazah, un documento ufficiale riconosciuto nel mondo islamico rilasciato da un maestro. Pochissimi sono in Italia quelli che hanno seguito questo iter". Come mai la maggior parte non è imam, ma viene riconosciuto come tale dalla comunità di riferimento? "Perché il musulmano non chiede, si fida di chi apre una moschea e ha più cultura di lui. Di solito l'imam è chi apre una moschea".
Raffaello Yazan Villani ha chiamato l'imam del centro islamico di Catania, ma questi, un cittadino di origine marocchina, ha interrotto la conversazione telefonica senza dare spiegazioni sul suo
"hobby". Il matrimonio non è stato celebrato al Comune. Non ha pertanto una valenza civile, ma religiosa sì e questo complica la condizione della giovane donna che non può da sola liberarsi del "nikàh", il matrimonio islamico.
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