Il via libera dell'Aifa alla vaccinazione eterologa ha scatenato, com'era prevedibile, un'altra polemica sulle somministrazioni nel nostro Paese. La campagna vaccinale deve andare avanti, lo stop all'inoculazione di AstraZeneca per i soggetti con meno di 60 anni ha costretto a una rilettura completa della tabella di marcia ma sembra che sia stata trovata la quadra per superare anche questo ostacolo. Ma non tutti sono d'accordo nel somministrare il mix vaccinale agli under 60 che hanno ricevuto AstraZeneca come prima dose. Se una parte della comunità scientifica sostiene questa decisione, parlando anche di maggiore efficacia dei vaccini, un'altra parte si mostra scettica e titubante e propone la libera scelta per i vaccinandi.
Chi è contro il mix
Tra i più dubbiosi sull'effettiva validità della vaccinazione eterologa c'è Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali. Il medico, intervistato dall'Adnkronos, ha espresso qualche perplessità sulla strada intrapresa dall'Agenzia del farmaco che, secondo il suo parere, "è andata un pò dietro agli eventi più che avere atteggiamenti scientifici: si potevano aspettare più dati dagli studi in corso. Capisco che siamo in 'guerra' contro il Covid, ma certe scelte hanno poi delle conseguenze. Mi sembra un parere tirato per i capelli". Un parere chiaro da parte di Andreoni, che davanti alla possibilità di somministrare Pfizer o Moderna a chi ha ricevuto la prima dose di AstraZeneca mostra ben più di qualche dubbio.
Andreoni, che è primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, spiega: "Ora la situazione è molto complicata. Temo che questa scelta possa creare un 'buco' nella campagna vaccinale, con il rischio di aumentare la confusione e l'indecisione nelle persone che hanno già fatto la prima dose con AstraZeneca. Forse sarebbe meglio lasciare la libertà di arbitrio a queste persone e permettergli di fare la seconda dose"
Ha un punto di vista diverso, ma non opposto, Andrea Crisanti. Il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'Università di Padova, intervistato ai microfoni di Un giorno da pecora, dice che "non ci sono dal punto di vista teorico, immunologico e biochimico elementi che fanno ritenere che il mix sia dannoso". Ciò non significa, però, che abbiamo in mano gli studi che dimostrino il contrario, come spiega successivamente: "Potrebbe esser più immunogenico, ma sia chiaro che stiamo facendo una cosa senza che le autorità regolatorie si siano pronunciate a riguardo. Mancano gli studi, non abbiamo il conforto dei dati, in qualche modo è una cosa sperimentale". Il professore, quindi, sottolinea ancora una volta che "AstraZeneca comunque è un vaccino sicuro, non c'è da farsi prendere dal panico se lo si è fatto. Pfizer e Moderna hanno meno effetti collaterali".
Gli fa eco Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano. "Non appare fondato su evidenze scientifiche solide", ha affermato la Gismondo, che all'Adnkronos ha ammesso che non si sentirebbe tranquilla a sottoporsi al mix di vaccini dal punto di vista dell'efficacia: "Sugli effetti collaterali sarei più tranquilla".
Chi è a favore del mix
Ancora diverso è il punto di vista di Pierluigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia: "In emergenza purtroppo bisogna anche prendere decisioni di politica sanitarie basate su evidenze deboli (non assenti). Non possono essere applicate in pandemia le stesse regole della gestione ordinaria della sanità". Secondo l'assessore è fondamentae la corretta comunicazione a ogni livello per "spiegare bene al cittadino il perché di certe scelte" sui vaccini.
Punta sulla decisione politica anche il virologo Fabrizio Pregliasco, che all'Adnkronos considera questa come una scelta "per rasserenare gli animi, con la speranza di dare la massima rassicurazione per far procedere la campagna vaccinale". Rispetto ai suoi colleghi, Pregliasco si mostra maggiormente sicuro di questa decisione: "Comunque gli elementi scientifici ci sono. Altre nazioni lo hanno fatto, ci sono i dati".
Matteo Bassetti è tra i favorevoli: "Il mix di vaccini è stato autorizzato in altri Paesi, il Canada e la Germania: non si tratta di dire che si dovrà fare sempre così, ma se in Italia si dovesse avere un cambio di destinazione di un vaccino si può fare la seconda dose con un vaccino diverso. Gli studi, seppur preliminari, mi pare dicano che si possa fare. In medicina è corretto cambiare se si modificano le evidenze scientifiche".
Anche Pier Mannuccio Mannucci, ematologo e consulente dell'Aifa sulla questione AstraZeneca, sostiene la vaccinazione eterologa: "Il Comitato tecnico scientifico ha fatto bene. È vero che non ci sono molti dati disponibili nel contesto della vaccinazione anti Covid. Ma siamo abituati a cambiare tipo di vaccino in malattie molto frequenti come il morbillo e l'influenza. I dati preliminari ci dicono che il mix è efficace e non ci sono problemi di sicurezza. Capisco chi dice: noi vogliamo più dati. Ma arriveranno presto".
La decisione è stata rivendicata anche da Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa: "Dobbiamo essere più che tranquilli. In questa fase di pandemia la scelta è stata fatta per evitare che a popolazioni giovani siano potenzialmente offerti vaccini che hanno un rischio molto remoto di un evento grave: la sicurezza è stata privilegiata per garantire a tutti vaccini massimamente sicuri. La fiducia e il massimo della tranquillità è il messaggio da dare".
Sulla vicenda, quindi, ha detto la sua anche Pierpaolo Sileri: "Il cambio della seconda dose di AstraZeneca con una vaccino a m-Rna non è per nulla sperimentale.
E' vero che non ci sono studi molto numerosi ma è un qualcosa che si fa in tantissimi stati e forse si sarebbe fatto fra qualche mese con l'eventuale terza dose". Così il sottosegretario, rispondendo implicitmente ad Andrea Crisanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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