Col senno di poi in tanti considerano il disastro della Marmolada una tragedia annunciata, anche se qualche esperto lo ritiene un evento non prevedibile. I segnali però erano tanti, il caldo in vetta era forse quello più lampante. Temperature così alte e prolungate avrebbero dovuto aumentare il livello di guardia. C'è chi ha provato a lanciare l'allarme già tre giorni prima della catastrofe: lui è Carlo Budel, il gestore di capanna Punta Penia, il rifugio sulla cima della Marmolada, che ieri ha invitato tutti gli alpinisti a non muoversi dopo il crollo.
"Nemmeno in agosto era messo così male. Ci sono torrenti d’acqua qua sotto", diceva Carlo Budel in un video girato col telefonino. Poche parole ma molto chiare ed esplicative per chi conosce la montagna e le sue dinamiche. Carlo Budel è uno dei più profondi conoscitori della Marmolada e, im generale, delle Dolomiti. Sui suoi social gli alpinisti trovano sempre validi consigli su come affrontare una salita in un determinato momento in relazione alle condizioni climatiche e alla sua esperienza. Quest'oggi, a 24 ore di distanza da quella tragedia, Carlo Budel è tornato sui social per lanciare un nuovo allarme: "Altri pezzi sono a rischio distacco, quindi il ghiacciaio della Marmolada è chiuso a tutti".
Il glaciologo del Museo della scienza-Muse di Trento, Christian Casarotto, intervistato dall'Ansa è effettuato altre considerazioni: "Considerati i volumi in gioco rispetto alla ridotta entità del ghiacciaio, l'evento della Marmolada ha un carattere di eccezionalità e non era prevedibile da nessuno dei rilievi effettuati in precedenza". Infatti, come spiega l'esperto, "i crolli di ghiaccio in montagna avvengono sempre, ma di piccoli dimensioni o in zone più isolate. Un crollo come quello di ieri è stato determinato da temperature ben al di sopra dello zero termico, fatturazioni del ghiaccio e ruscellamento di acqua superficiale e in profondità, che appesantisce il corpo glaciale e fa da lubrificante per lo scorrimento".
Aurelio Soraruf, titolare del rifugio Castiglioni, che da anni gestisce anche capanna Punta Penia, ha visto tutto accadere davanti ai suoi occhi: "Un distacco di ghiaccio di questo tipo non c'è mai stato, non lo ricordo proprio.
Avvisaglie? No, nessuna avvisaglia e nessuno aveva ravvisato pericoli di tale portata. Ora piove fino in cima a tremila metri e tutto il ghiacciaio è chiuso". Intanto le condizioni sembrano migliorare e i soccorritori ponderano il sorvolo dell'area per continuare la ricerca dei dispersi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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