Cinquestelle, il buonsenso oltre il no

La nuova "realpolitik". Non si governano Roma e Torino solo con i "no". E senza vaffa gli arrabbiati sono più forti

Cinquestelle, il buonsenso oltre il no

Non si governano Roma e Torino solo con i «no». Quando si arriva dall'altra parte qualcosa cambia. Non solo perché bene o male finisci per sporcarti le mani. Neppure per il potere o per gli interessi. Ma perché l'intelligenza politica è anche capire che ogni stagione ha le sue regole. La piazza, i vaffa, l'apriscatole, la rabbia, le mani alzate, la retorica dell'uno vale uno sono l'energia del movimento, il propulsore, ma adesso per andare avanti serve altro: il buon senso. È la materia prima che fa la differenza. È quello che ti fa durare. È diventare storia e non fuoco di paglia. È qualcosa di più del pragmatismo e dell'arte dei compromessi. È sapere quando mettere da parte l'ideologia e le parole d'ordine per affrontare le questioni politiche e amministrative con lo sguardo aperto. Non esistono verità assolute. Non esiste una sola prospettiva. Se ne può discutere, si può anche cambiare idea o non cambiarla, ma con una consapevolezza diversa. È qui che i grillini si giocano il futuro. Se vogliono davvero sfidare Renzi non possono fallire a Roma e Torino. L'impresa è già difficile di per sé e non c'è più spazio per scie chimiche e leggende metropolitane. Non sono folklore, sono zavorre.

Come si stanno muovendo in queste prime settimane le due donne al potere? Bisogna riconoscerlo, anche noi senza pregiudizi. I primi passi segnano una svolta. Virginia Raggi ha tolto il muro costruito intorno alle Olimpiadi di Roma del 2024. Il no non è più secco. Non alza vessilli. Non brucia i cinque cerchi. Non dice neppure sì, ma è pronta a valutare le condizioni. Questo approccio politico, al di là di come andrà a finire, trasmette un senso di responsabilità, dà sicurezza. Chiara Appendino, nonostante l'idea di finanziare la cultura vegana del cibo, si smarca dal fondamentalismo no Tav. Neppure lei ribalta l'approccio sull'alta velocità, ma non demonizza, anzi solidarizza con la polizia. E anche questo è un gesto che aumenta il capitale politico di responsabilità. Tutte e due ci guadagnano in autorevolezza. Di questi tempi non è una cosa da poco. Questo dimostra ancora una volta che la strategia della Casaleggio&figli non è mai improvvisata. Fa anche capire che il passo indietro di Beppe Grillo è una mossa del cavallo. Sposta i riflettori su altri protagonisti ma tiene comunque il controllo e la regia della scena. Interviene per non far deragliare il movimento, frena chi rompe gli equilibri e spegne sul nascere i dissidi, marginalizzando i piantagrane, senza fare troppo rumore mediatico. Roberta Lombardi stava diventando un pericolo non semplicemente per la Raggi ma per il progetto Roma. È normale che sia stata ridimensionata. Questo non significa che non ci siano correnti e antipatie forti. I Cinquestelle sono un partito di potere e, come in tutti gli altri, ambizioni, lotte fratricide, sgambetti e parentele privilegiate sono di casa.

Non c'è più il mito della diversità, ma al momento la gestione delle grane è migliore che in altri partiti. Grillo e i suoi uomini stanno dimostrando più buon senso di Renzi. È questa l'arma che potrebbe affondare chi dello «stai sereno» ha fatto uno stiletto. Senza vaffa gli arrabbiati sono più forti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica