La decisione è arrivata: Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria vanno a processo per il presunto stupro che sarebbe avvenuto ai danni di Silvia (nome di fantasia) nella villetta a Cala di Volpe dopo una serata in discoteca. Il gup di Tempio Pausania alla fine ha scelto il rinvio a giudizio per il figlio del garante del Movimento 5 Stelle e per i suoi tre amici genovesi. La prima udienza si terrà il 16 marzo 2022. Le difese dei quattro giovani dovrebbero formalizzare la scelta del rito ordinario.
A rappresentare l'accusa nel processo sarà Gregorio Capasso, procuratore di Tempio Pausania, che si è limitato a dichiarare: "L'impianto accusatorio ha retto. È stata accolta la nostra richiesta, ora si farà un processo e si vedrà". Il 5 novembre scorso è stato scelto di rinviare a oggi la decisione cruciale per il caso dai contorni complicati ancora da chiarire in maniera approfondita: è stato preferito prendere ulteriore tempo per ottenere la trascrizione di diverse intercettazioni che ancora non erano state trascritte negli atti a disposizione delle parti.
Le reazioni
L'avvocato Giulia Bongiorno, che difende Silvia, si dice "soddisfatta" perché "mai prima di ora ho assistito a una volontà di sgretolare atti che hanno un significato". Ritiene che ci sia stato "un accanimento contro la mia assistita che è stata messa sul banco degli imputati"; precisa però che non si riferisce ai difensori ma "a quello che ho letto, sono sati distorti gli atti". Un commento è arrivato anche da Gennaro Velle, il difensore di Corsiglia: "Andremo a processo e al dibattimento vedremo, quello dell'udienza preliminare è un passaggio tecnico".
Le "scatole nere"
Prima della decisione del gup aveva preso parola con i giornalisti l'avvocato Giulia Bongiorno, che difende Silvia: ha fatto riferimento alla presenza di "scatole nere", ovvero tutte le intercettazioni su cui ha puntato il suo intervento, che si affiancano a "tanti riscontri contro gli imputati". Senza dimenticare che secondo la Cassazione "le dichiarazioni della persona offesa di un delitto di violenza sessuale, dopo la verifica della credibilità, costituiscano di per sè prova per una condanna".
La consulenza medico-legale
Nelle ultime settimane è spuntata l'ipotesi dell'utilizzo della droga dello stupro: nella consulenza medico-legale di parte firmata dal professor Enrico Marinelli, voluta e depositata dall'avvocato Giulia Bongiorno che difende Silvia, si afferma che "in linea puramente teorica non è possibile escludere l'uso di sostanze di questo tipo, prima o in associazione con l'alcol". Il riferimento è alle sostanze inibitorie come il Ghb.
Il professor Marinelli ha scritto inoltre che la ragazza "non può aver espresso un valido consenso al rapporto di gruppo". Questo perché, a suo giudizio, l'alcol "scemava grandemente la sua capacità decisionale e annullava la sua capacità di autodeterminazione".
Il caso
I fatti risalgono alle ore tra il 16 e il 17 luglio 2019, quando il gruppetto dei quattro amici e le due ragazze si conoscono in discoteca al Billionaire. Decidono poi di andare nella villetta a Cala di Volpe ed è proprio qui, secondo la versione di Silvia, che si sarebbero consumati gli stupri. Ci sarebbero stati infatti diversi rapporti sessuali, ma la comitiva di Ciro Grillo ritiene che fossero consenzienti. Questo è lo snodo principale: mentre la giovane studentessa italo-norvegese ha denunciato la violenza sessuale contro la sua volontà, i quattro giovani ritengono che lei fosse consapevole di ciò che stava accadendo.
Ci sono poi altri dettagli su cui occorrerà fare chiarezza. Si parla ad esempio di foto a Roberta (nome di fantasia, amica di Silvia) mentre dormiva, con tanto di genitali vicino al volto. C'è poi il fronte dei video: sono stati girati filmati di quegli atti sessuali e poi sono stati fatti girare nelle chat social oppure fatti visionare ad altri? Senza dimenticare l'aspetto della droga, di cui si parla negli sms choc.
Quanto all'alcol, Silvia ha raccontato di essere stata costretta a bere da una bottiglia un cocktail (di vodka e lemonsoda?) prima dei rapporti sessuali. Una versione smentita da chi si difende, secondo cui invece l'avrebbe bevuto di sua spontanea volontà per sfidare il gruppetto. Un altro aspetto importante riguarda quei lividi sulle braccia e sulle gambe che mostrò alle dottoresse della clinica Mangiagalli di Milano.
Secondo la consulenza medica di parte risultano essere "compatibili con un meccanismo di pressione e afferramento attuato da più persone contemporaneamente con le mani". Il tutto viene giudicato "coerente con un rapporto non consenziente e invasivo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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