La città in guerra con le gang criminali nigeriane

Spaccio, aggressioni, violenze in strada. Poi il blitz antidroga delle forze dell’ordine. La Lega: "Ferrara non gli darà scampo"

La città in guerra con le gang criminali nigeriane

A Ferrara è da poco passato mezzogiorno. Un gruppetto di ragazzi stranieri occupa le altalene dei bambini. Chiacchiera. Aspetta clienti come noi, due ragazzi in cerca di un po’ di droga da asporto. Basta uno sguardo: "Cosa vuoi? Cocaina va bene? Quanta ne vuoi?". Fanno cento euro al grammo. Ne ordiniamo alcune dosi per la sera, l’appuntamento (a cui non ci presenteremo) è per le 18. Stesso posto. "Ma adesso ne vuoi un po’?".

Sono ormai anni che la "città delle biciclette", famosa per i tortelli di zucca e la salama da sugo, si trova al centro delle cronache nazionali per episodi di violenza e traffico di stupefacenti. Per alcuni è "mafia nigeriana", per altri si tratta di "percezioni" esagerate dalla propaganda sovranista e un po’ xenofoba. La realtà basta osservarla con i propri occhi. La centrale dello spaccio ruota attorno alla stazione ferroviaria, tra via Roboni, piazzale Castellina e il parchetto Enrico Toti. È la zona del Gad, non lontano dallo stadio della Spal. Tre grattacieli malridotti fanno da teatro al più classico dei set sul degrado: vedette a ogni angolo, droga nascosta sotto gli alberi, traffici quotidiani. "Qui dettano legge i nigeriani - dice Nicola Lodi, assessore alla sicurezza della Lega - Si contendono il territorio e si massacrano seminando sangue sui marciapiedi" (guarda il video).

Le cronache locali raccontano di una vera e propria guerra per la gestione del traffico di stupefacenti. La città ricorda sconvolta l’aggressione a colpi di machete nell’agosto dell’anno scorso. Al raid ne seguirono altri tre, in una lunga scia di violenze che ha portato all'arresto di sette componenti di una gang nigeriana. Di episodi simili ne esistono a bizzeffe. Militari aggrediti, carabinieri pestati, coltellate in strada, risse e pestaggi choc fuori dai pub etnici. I cittadini sono esasperati: "C’erano almeno 20 extracomunitari che si rincorrevano con delle urla - ricorda Graziano Cardi, residente - Si davano delle bottigliate. Io mi sono trovato in mezzo e mi hanno scaraventato per terra". La miscela esplosiva è deflagrata lo scorso febbraio, quando gli immigrati rovesciarono cassonetti e bottiglie in strada inscenando una vera e propria rivolta.

Non è un caso se in una città tradizionalmente di sinistra, chi un tempo si riconosceva nel Pd oggi confessa di aver cambiato bandiera, sposando quella di chi promette maggior sicurezza. Da Franceschini a Salvini il passo è stato breve. La sfida del neo-sindaco Alan Fabbri non è facile, anzi. In caso di sconfitta potrebbe rivelarsi la Caporetto di chi è arrivato al potere promettendo di cacciare i criminali "a calci nel culo”. Staremo a vedere. Intanto il primo consiglio Comunale la Lega lo ha convocato proprio ai giardini del Gad. Poi il vicesindaco ha iniziato a togliere le panchine dal parco e a mobilitare la cinofila della municipale. I prossimi passi sono "armare i vigili", entrare "nei locali multietnici ricettacolo di degrado", rispolverare le telecamere e "aumentare il presidio del territorio". L'obiettivo è quello di rivalutare una zona ormai abbandonata a sé stessa, coi prezzi delle case crollati in pochi anni. "Il mio appartamento valeva 190mila euro, ora mi hanno consigliato di venderlo a 40mila", spiega Graziano. Chi aveva acquistato nei grattacieli si ritrova a svenderli per 130 euro al metro quadro, regalandoli ai "pakistani che poi li subaffittano a nomadi e nigeriani".

Chi parlava di "percezioni" si è dovuto ricredere quando nei giorni scorsi la polizia ha sferrato un duro colpo al traffico di stupefacenti. Agli arresti ne sono finiti oltre 20, tutti nigeriani residenti in prevalenza nelle torri del grattacielo o poco distante. Un anno e mezzo di indagini ferrate, agenti sotto copertura, 45 indagati, 10kg di droga sequestrati, fino a 1000 cessioni registrate ogni mese. Gli inquirenti hanno tracciato la droga proveniente dalla Nigeria, documentandone la filiera: il grossista a Bologna, le donne-corriere, i 4 capi fornitori in città e le decine di piccoli spacciatori. Per gli investigatori non ci sono elementi per parlare tecnicamente di "mafia nigeriana". Ma non è questo il punto. Organizzazione mafiosa o meno, questi "cittadini nigeriani - scrive il giudice nell'ordinanza - avevano colonizzato la zona facendone una piazza di spaccio 24 ore su 24".

Il blitz è un primo colpo, un "punto intermedio", per dirla con le parole del questore Gian Carlo Pallini, "tra una battaglia e una guerra di lunga durata". Ci sarà ancora da combattere. Ma l’amministrazione - giura Lodi - "non gli darà scampo".

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