Molti farmaci sono sotto esame nelle ultime settimane, uno di questi è la clorochina. E visto che gli ospedali per molti giorni sono stati al collasso, dove possibile è stato deciso di curare i malati direttamente a casa loro. Come riportato dal Corriere, l’Asl di Alessandria ha dato il via il 18 marzo al progetto “Covi a casa”, nel quale il farmaco maggiormente utilizzato per i pazienti è il Plaquenil, che ha come principio l’idrossiclorichina, usato soprattutto per curare l’artrite reumatoide.
L'utilizzo della clorochina a casa
Paola Varese, primario di oncologia a Ovada, lo scorso 5 marzo aveva saputo di essere rimasta contagiata dal virus. Nonostante la difficoltà respiratoria importante aveva però scelto di non venir ospedalizzata e provare a curarsi da sola a casa. Gradualmente la situazione è andata migliorando e la febbre è calata. Su 156 pazienti assistiti presso il loro domicilio, solo tre hanno avuto bisogno di un ricovero ospedaliero. Da qui l’affermazione della dottoressa Varese: “Con la sua funzione antinfiammatoria e antivirale, il Plaquenil può bloccare il virus agli inizi, aiutandoci a tenere la gente lontano dagli ospedali”. In Italia questa idea ha riscontrato il parere positivo di molti, tanto che lo scorso 17 marzo l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha autorizzato il suo utilizzo anche in condizioni differenti rispetto a quelle per cui era nato.
Già a fine febbraio Luigi Cavanna, direttore del reparto di ematologia dell’ospedale di Piacenza, aveva curato 218 pazienti ricorrendo proprio al Plaquenil, riuscendo a far ricoverare il 30% in meno di persone in ospedale. Così come Pietro Garavelli del reparto di infettivologia dell’Ospedale maggiore di Novara. Il medico ha tenuto a precisare che, quando ci sono stati i primi casi di persone rimaste contagiate in seguito a contatti con Codogno, una sua collaboratrice ha pensato di usare la clorochina, che già aveva utilizzato contro la Sars.
Secondo Garavelli, il Plaquenil è un “farmaco prezioso, perché impedisce la replicazione del virus e il suo attacco alle vie respiratorie, infatti è usato anche come anti-malarico, e poi risponde bene all’infiammazione che ne deriva”. A oggi in Italia sono circa 2mila i pazienti che vengono sottoposti a questa terapia, adottata da cinque Asl e quattro ospedali, tra Marche e Puglia. Davanti a noi solo la Francia che fino a questo momento ha dichiarato di aver curato in questo modo 3.200 positivi al Coronavirus. Proprio dalla Francia è stato dato il via alle sperimentazioni, circa 86 in corso a livello mondiale, del Plaquenil, per verificare la sua effettiva validità contro il Covid-19.
I dubbi
Le prime tre sperimentazioni, condotte da equipe mediche di Lione, San Paolo e Boston, hanno però sollevato qualche dubbio. Soprattutto se la malattia è in stato avanzato, sottolineando il rischio di “aritmie ventricolari ed eventi cardiovascolari” in pazienti ricoverati o in terapia intensiva. Secondo quanto emerso dagli studi non sarebbe stata riscontrata alcuna differenza rilevante tra coloro che sono stati sottoposti a placebo e quelli trattati solo con idrossiclorochina. O almeno nulla di sostanziale. Insomma, ancora non è chiaro se la clorochina aiuti o no ad abbassare la febbre e curare i sintomi peggiori prodotti dal coronavirus.
Di sicuro ci sarebbe però il suo effetto collaterale nei pazienti con patologie cardiache. La clorochina è un derivato sintetico della chinoleina, utilizzato nella profilassi e nel trattamento della malaria. Viene anche impiegato nel trattamento della poliartrite cronica evolutiva.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.