Per combattere lo spaccio e gli abusi il Viminale usa il pugno di ferro

Controlli rafforzati e sigilli per chi non rispetterà le regole. Così la polizia punta sulla prevenzione

Cocoricò, foto d'archivio
Cocoricò, foto d'archivio

Se le irregolarità ci sono, si chiude. Senza pensarci troppo. È una direttiva della polizia, di fine maggio, a tracciare i limiti entro cui è previsto l'intervento delle autorità in casi come quelli del Cocoricò, per cui sono stati decisi quattro mesi di chiusura dopo la morte di un ragazzo minorenne per droga.

È l'articolo 100 del Tulps (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) quello in base a cui è stato emanato l'ordine. Quello che prevede che la questura possa sospendere la licenza a esercizi che costituiscano "un pericolo per l'ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini". E che si possa arrivare alla revoca in caso di fatti ripetuti nel tempo.

Ma i controlli su discoteche, party e rave sono al centro della direttiva di fine maggio, che punta anche - scrive il Corriere della Sera - su controlli sperimentali sulla strada, grazie a team di agenti e ufficiali medici. Per scongiurare la possibilità di avere in strada persone con un tasso alcolemico troppo alto o con droga nell'organismo. Oltre al consueto alcol test la procedura prevede fino a tre analisi della saliva. Si può arrivare al ritiro della patente e a sanzioni.

Alle discoteche, come alle scuole, si applicherà un sistema introdotto a settembre 2014, che prevede di poter segnalare gratuitamente episodi di spaccio.

E maggiori garanzie sono richieste anche agli esercizi. Chi sarà sorpreso a vendere alcol a minorenni rischierà i sigilli. Lo stesso varrà per chi terrà aperto anche oltre gli orari di chiusura o favorirà la prostituzione.

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