Una sentenza scritta da Francesco Bellomo nell’ultima prova del concorso per magistrati che si è svolto a Roma nei giorni scorsi. Il consigliere del Csm, espulso all’unanimità dalla magistratura per le discusse regole imposte alle studentesse del suo corso di formazione per aspiranti magistrati, è stato oggetto di esame alla prova che doveva segnare la svolta nel reclutamento delle toghe.
Subito dopo la prova, come riporta il Corriere, le chat degli aspiranti magistrati si sono riempite di commenti scandalizzati contro quello che definiscono "incredibile inchino". "Forse le minigonne pagano", scrivono. A centinaia si sono alzati senza consegnare la prova a causa di quell’argomento ritenuto troppo "prefettizio": "Strumenti amministrativi di contrasto alle organizzazioni criminali, con particolare riferimento alle interdittive prefettizie ed altre tutele giurisdizionali".
Bellomo, che nonostante tutto continua ad insegnare e dirigere una scuola per aspiranti magistrati, attraverso il sito del corso, ha lodato la sua sentenza: "Le interdittive antimafia e la relativa tutela giurisdizionale sono oggetto della rivoluzionaria sentenza del Consiglio di Stato 6 luglio 2017 n3317 (presidente Frattini, estensore Bellomo) pubblicata su questo sito, come esempio del metodo scientifico. Nonché sul numero di 7/2017 della rivista".
"Oltre il danno la beffa...
ciliegina sulla torta una delle sentenze di interesse di oggi vede come estensore Bellomo", si legge ancora nelle chat. "Il decoro e il prestigio della magistratura sono stati offesi. Noi forse ancor di più...".
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