Sedici anni di reclusione e un mese di arresto. È questa la condanna che il tribunale di Grosseto ha inflitto in primo grado al comandante Francesco Schettino, ritenenendolo responsabile per il naufragio della Costa Concordia, per tutti i reati che gli sono stati contestati, tranne la "colpa cosciente".
Il capitano sarà interdetto per cinque anni dalla professione di comandante di nave e in perpetuo dai pubblici uffici. Il tribunale ha anche stabilito i danni che dovranno essere pagati con Costa Crociere alle parti civili, che comprendono il ministero dell'Ambiente, la Regione Toscana e l'Isola del Giglio, ma pure i familiari delle vittime e i naufraghi.
Tra i risarciti ci sono i naufraghi della Concordia e anche Domnica Cemortan. A tutti andranno 30mila euro.
Una pena inferiore a quella richiesta dall'accusa, che puntava a 26 anni di reclusione e tre mesi arresto, alla custodia cautelare e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, poi all'interdizione legale per la durata della pena inflitta e a 5 anni e 6 mesi di interdizione dalla professione.
Rigettata l'istanza di custodia cautelare, per il fatto che secondo i giudici non esiste nel caso di Schettino il rischio di fuga. Il comandante non era presente alla lettura della sentenza.
La difesa ha ricordato che "in questi giorni non è in buone condizioni di salute". Dopo la condanna ha replicato che continuerà a "combattere sempre per dimostrare" di non avere abbandonato la Concordia. "Quanto al resto, aspetto di leggere le motivazioni della sentenza".
La decisione è arrivata dopo sette ore e mezzo di camera di consiglio, che ha deciso di condannare Schettino a sedici anni, motivando la sentenza con cinque anni di reclusione per disastro colposo, dieci per gli omicidi plurimi colposi e uno per abbandono di persone minori e incapaci.
Soddisfatti i pm di Grosseto, che hanno sottolineato come i giudici abbiano "deciso per un completo accoglimento del nostro impianto accusatorio".
La difesa di Schettino ha chiarito che sicuramente presenterà ricorso e aggiunto però che la sentenza ha "restituito un po' d'onore" al comandante: "Non è un delinquente".Non ha voluto dire nulla Gregorio De Falco, il comandante che era alla capitaneria di porto a Livorno la sera del naufragio: "Sono un ufficiale di capitaneria di porto, e non commento le sentenze dei giudici".
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