Il coraggio di essere #giovani in un Paese che non sa decidere

Camilla si è spenta a 18 anni, aveva partecipato al vaccination day il 25 marzo scorso. Dopo mesi di decisioni non prese, il governo fa marcia indietro su AstraZeneca

Il coraggio di essere #giovani in un Paese che non sa decidere

"L'Italia è in zona protetta", diceva Giuseppe Conte il 9 marzo del 2020. Da quella notte tutto è cambiato. La vita di ognuno di noi è stata stravolta. Mascherine, gel igienizzante, guanti, distanze, dad, diffidenza, paura, reclusione. E ancora: sirene assordanti di ambulanze, virologi sconosciuti diventati showmen, personaggi non precedentemente identificati trasformatisi in tuttologi, bollettino dei morti alle 18 in punto. Quest'anno è successo tutto e il contrario di tutto. Se ci fermiamo un attimo a pensare, non ci sembra vero. Come abbiamo fatto a resistere? Qualcuno - a volte - minimizza e nasconde gli errori sotto il tappeto. Fa comodo, lo capiamo. Ma ora ne paghiamo le conseguenze.

Quello che prima ci sembrava essere "normale" oggi è una concessione che ci viene data da chi sta sopra di noi. E ormai non ce ne rendiamo nemmeno conto. Rispettiamo in silenzio le decisioni di un "certo" Cts&Co.. Qualche esempio. Fare un aperitivo con amici? Sì, ma occhio al numero di persone allo stesso tavolo. Uscire di casa per camminare? Sì, ma non ti allontanare troppo dal tuo domicilio. Abbracciare un amico? Sì, se ha gli anticorpi, è stato vaccinato o ha il tampone negativo. Andare a cena? Attenzione: sono congiunti, conviventi, fidanzati, divorziati o separati? Chi possiamo vedere? Boh. Estetiste e parrucchieri sono aperti? A giorni alterni.

Se ci dovessimo mettere a elencare ogni dettaglio/regola che ha scandito le nostre vite nell'ultimo anno non ne usciremmo più. Ma in questa reclusione forzata c'è una "categoria" che è stata maggiormente devastata: quella dei giovani. La colpa era (ed è) sempre la loro. Prima ribelli, poi menefreghisti/negazionisti, poi quasi "killer" e infine cazzeggiatori indisciplinati di professione.

-A marzo gli studenti fuori sede sono tornati a casa perché le lezioni erano state sospese, l'affitto era troppo oneroso e si ritrovavano a vivere soli in microscopiche case. Il loro rientro in famiglia è stato visto come il ritorno degli untori dal Nord al Sud.

-La scorsa estate le discoteche avevano ricevuto l'ok dal governo per riaprire. I giovani - ovviamente - sono tornati a ballare e a divertirsi. Che succede? Aumentano i contagi e la colpa è dei ragazzi. Sono degli appestati.

-Arriviamo a settembre. Dopo settimane passate in compagnia di un'Azzolina urlante "la scuola non chiuderà più" con tanto di inutili banchi a rotelle acquistati a gogo, gli studenti si sono dovuti rassegnare: a scuola non ci sono mai tornati. Altro che mascherine, plexiglas o distanze di un metro e mezzo. In compenso, si sono fatti amica la dad. In qualche caso, però, l'amicizia non ha portato a nulla di buono: solo ansia e depressione. In altri, si è arrivati addirittura al suicidio.

-"Restrizioni oggi per passare un sereno Natale sereno", diceva Conte. Vi ricordate con chi siete stati durante le Feste? Soli.

-In questo anno, i giovani sono sempre stati etichettati come i "guastafeste". Perché? Perché secondo qualcuno non rispettavano le regole, fra assembramenti e passeggiate senza mascherina. Avevano troppa voglia di vivere. Maledetti, chiudetevi in casa! E via di foto o dirette tv dai navigli di Milano. Non ne scappava mezzo.

Saltiamo qualche accusa folle (sono davvero troppe) per arrivare a oggi. Agli Open Day per il vaccino.

-Alcune Regioni li hanno organizzati, il governo è sempre stato piuttosto vago (ricordiamo che il generale Figliuolo qualche mese fa aveva detto ai medici "vaccinate tutti, chiunque passi. Non bisogna sprecare alcuna dose") e il Cts si è espresso a favore dei vaccination day. I giovani si sono aggrappati a questa opportunità, alla possibilità di tornare alla normalità. Si sono presentati in massa, hanno mostrato il loro spirito collaborativo (in passato sono sempre stati accusati di farsi gli affaracci loro e di far morire tutti i nonni d'Italia), si sono fidati della scienza. Che succede? Camilla Canepa, una 18enne di Sestri Levante che soffriva di una malattia al sangue, è morta dopo la somministrazione di AstraZeneca. Di chi è la colpa? Dei giovani che si sono presentati o delle mancate decisioni e delle inesistenti prese di posizione su un vaccino "nato male" fin dall'inizio? Perché forse qualcuno dimentica le giravolte di esperti e governo in merito ad AstraZeneca.

E allora, siamo sicuri che i responsabili di queste scelte scellerate siano proprio i ragazzi? Siamo sicuri che siano stati loro a cambiare idea almeno cinque volte nel giro di qualche mese sul vaccino AstraZeneca (ora il Cts ha deciso di inocularlo solo agli over 60 e di non somministrare la seconda dose per i richiami)? Siamo sicuri che chi era ed è al comando di questa baracca abbia sempre tenuti i piedi per terra per

mantenere un contatto con la realtà? Siamo sicuri che abbiano sempre lavorato per il bene dei giovani? I giovani - ancora una volta - sono stati coraggiosi. Sono stati capaci di sopravvivere mentre la barca stava per affondare.

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